“La vecchiaia è un alibi”
(L. Scutenaire, Mes inscriptions)
La ferrata Favogna si trova in Val d’Adige, poco dopo Mezzocorona. Ottima da fare in giornata, magari evitando i momenti più torridi dell’estate.
Bellissimo l’incipit verticale della via che a metà si perde in un lungo e noioso sentiero boschivo. La via ferrata poi riprende e nel complesso raggiunge gli 800 mt di dislivello; l’uscita è in un bellissimo e vasto bosco di larici, buono per ambientarci qualche romanzo fantasy. Il giro è di circa quattro ore e l’unica vera pecca è che l’arrivo del sentiero non coincide con il punto di partenza, quindi occorre lasciare l’auto ad indebita distanza.
Alla fine della ferrata si trovano due discreti approdi gastronomici: il rifugio Plattenhof e il Kirche. Noi abbiamo provato le fettuccine ai funghi e lo stinco della prima meta. Non eccelsi, ma sempre meglio di una rustichella a Paganella Ovest.
Prima di riprendere l’auto, mentre mi bevo il meritato birroccio della staffa, una signora ottantenne attacca bottone e mi chiede informazioni sul percorso appena compiuto.
“E la ferrata? È difficile?”, mi domanda.
“No, signora, non è difficile, è solo un po’ lunga.”
“Eh… io non l’ho ancora fatta, quindi non so come sia.”
“Non si preoccupi signora, ha ancora tempo.”