(Autista di pullman in gita delle superiori,
quando portai sul veicolo lo zaino,
nonostante lui l’avesse esplicitamente vietato – primi anni ‘90)
“Fare l’indiano” significa fingere di non sentire o di non capire quello che viene detto, ordinato o consigliato. Si usa per additare il finto tonto, lo gnorry della situazione, colui che pure sapendo ci prova, perché “non si sa mai…”. L’espressione fa evidentemente riferimento allo stereotipo del pellerossa indiano d’America, che nell’immaginario e nel pregiudizio popolare mostra spesso un atteggiamento di generale indifferenza e apatia, proprio di chi non capisce quello che sta realmente accadendo.
Il modo di dire può forse applicarsi anche agli indiani non americani, alla combriccola dei marò, dell’ex Ministro degli Esteri (per conto) Terzi, e a tutta la carovana italiana della Compagnia delle Indie. Come italiani, abbiamo fatto un po’ gli indiani.
Innanzitutto abbiamo rimpatriato i due marò per farli votare alle elezioni politiche. Assodato che i loro due voti non sono risultati determinanti per la formazione del Governo, è bene ricordare che qualsiasi cittadino italiano può votare dall’estero, senza necessariamente rientrare in patria. Ma probabilmente la legge sul diritto di voto si applica a qualsiasi italiano, purché non sia un marinaio pugliese nato negli anni 1977-78, accusato di omicidio in India.
Non domi, abbiamo promesso al Governo indiano che i due marinai sarebbero rientrati in India. Poiché il Governo indiano non conosce il detto “fare promesse da marinaio”, si è fidato ciecamente, non immaginando che per rivedere i due soldati avrebbe penato le pene del Mahadma. Potevamo completare l’opera omnia, convocando i due marò per le consultazioni da Napolitano, giusto per prendere altro tempo.
A parte le varie mosse da avanspettacolo con cui abbiamo gestito la circostanza, spesso si tende a sorvolare un piccolo dettaglio della vicenda, ovvero che i due presunti patrioti integerrimi hanno innanzitutto ammazzato due pescatori senza motivo.
È comprensibile il tentativo di ricercare un giudizio partigiano e casereccio, ma questo non deve eludere il fatto che i due soldati debbano essere innanzitutto processati.