(Paracelso, Volumen Paramirum)
La scorsa settimana si è tenuta un’assemblea rivolta alla cittadinanza, per illustrare i motivi che hanno portato alla scelta di rinunciare a Cereta come destinazione di un’eventuale seconda farmacia.
Un po’ di storia. Nel 2006 viene assegnata una farmacia rurale al Comune di Volta Mantovana. Il bando pubblico di assegnazione può essere fatto entro il 2009, ma la vecchia Amministrazione non lo redige (anche se il bando stesso non richiede necessariamente la disponibilità immediata di un locale).
Dal 2010 cambiano le norme relative alle società a partecipazione comunale. Non sono più ammesse le società per comuni inferiori ai 30.000 abitanti. Sotto questa soglia i comuni non possono più costituire società, né assumere nuovo personale. Così facendo Volta non è più autorizzato a gestire la nuova farmacia, nè con proprio personale, né costituendo una società apposita. L’unica soluzione possibile rimane quella di costituire una società con altri comuni, la cui popolazione complessiva superi i 30.000 abitanti.
L’Amministrazione avvia i contatti con altri comuni per ricercare la disponibilità a costituire un’unica società di servizi. Nel 2011 Virgilio e Curtatone accettano la proposta di Volta di costituire un’unica società di servizi, cui conferire tre farmacie (una per comune). La gestione delle farmacie va conferita a privati a seguito di una gara pubblica, nel rispetto delle regole del libero mercato.
Si procede dunque affidando l’incarico di redazione di uno studio di fattibilità ad una società specializzata. Emergono subito gravi dubbi sulla sostenibilità economica della farmacia di Cereta, a causa del limitato bacino di utenza. Si certifica che il valore del capitale economico di una struttura a Cereta corrisponde a circa 189.000€, quello di un esercizio a Volta è stimato in circa 1.496.000€. I conti sui guadagni sono impietosi, evidenziando margini quasi irrisori per Cereta.
Ritenendo più appetibile la posizione di Volta, e nel tentativo di garantire comunque alla collettività l’apertura di una seconda farmacia, si chiede e si ottiene lo spostamento della stessa nel centro urbano (decreto regionale Ottobre 2012), individuando gli spazi lasciati vuoti dal consultorio, adiacenti al poliambulatorio dei medici di famiglia. L’obiettivo vorrebbe essere quello di integrare la farmacia in un polo con servizio infermieristico di tipo territoriale, medici specialisti, logopedista, ostetrico, ginecologo, assistente sociale etc…
Resta il fatto che in ogni caso, di questi tempi, sarà difficile ottenere risposte al bando.
È ovvia la delusione per alcuni cittadini di Cereta, ma è altrettanto ovvio che la decisione è stata dettata dalle mutate circostanze economiche e normative.
Rimane aperta, dal 2014, l’ipotesi (pressoché scolastica) di richiedere l’assegnazione di una terza farmacia a Cereta.
Di fronte a tutto ciò l’Amministrazione, seppur trascinata dalle polemiche degli ultimi giorni, si è presentata davanti ai cittadini mettendo la faccia ed incassando anche roventi critiche. Non è un gesto così scontato.