Pane, amore e fiorentina


“Uno dei peggiori ristoranti in cui sia mai capitato nella mia vita…
il proprietario, ovvero il giullare del paese, nonché buffone della corte”

(da un commento in rete al ristorante Bottega dei Portici)

Alcuni dicono che le colline dolci dell’appennino tosco-emiliano ricordano un po’ le nostre zone, ma non è vero. Altri dicono che è una “finta” Toscana, meno bella e meno seducente della Toscana ufficiale, ma non è vero neppure questo.

Le alture di Imola e le dorsali che segnano il confine tra l’Emilia Romagna e la Toscana, a me fanno venire in mente i partigiani. Quando vedo quei boschi, quei sentieri, quei poggi e quei crinali, penso subito alla Resistenza e alla guerra. Zone teatro di combattimenti, battaglie, persecuzioni, ma sicuramente anche zone buone per ambientarci romanzi e racconti gialli. Paesini come Brisighella o Palazzuolo meritano di essere visitati. Ma è anche bello vagare tra i boschi di lecci, alla ricerca della piccola cresta che schiude lo sguardo sulle innumerevoli valli.

E poi si mangia bene. Se qualcuno dovesse capitarci vale la pena fare una sosta all’enoteca Bottega dei Portici di Palazzuolo sul Senio. I comenti in rete sono spaventosamente estremi e ciò è dovuto al carattere poco diplomatico del padrone di casa. Però fa delle buone fiorentine e può offrire (quasi) qualsiasi etichetta.

A spasso per l’Appennino

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