Archive for febbraio 2012

Andar per langa

“Johnny pensò che un partigiano sarebbe stato come lui, ritto sull’ultima collina,
guardando la città, la sera della sua morte.
Ecco l’importante: che ne rimanesse sempre uno”

(B. Fenoglio – Il Partigiano Johnny, frase riportata sul monumento dedicato alla Libera Repubblica di Alba)

“Andar per langa” significa camminare sulla cresta dei colli, perché in piemontese la langa è il monte, la collina. L’idea di una gita fuoriporta sui colli della langhe piemontesi è una valida alternativa alle ormai inflazionate Umbria e Toscana.

Il Piemonte però ha poco da spartire con l’Etruria, perché le colline qui hanno un’altra immagine, un altro sapore. Il Monviso vigila dall’alto i vigneti a perdita d’occhio. Impossibile non innamorarsi del Barolo, del Nebbiolo, del Barbaresco.

Un bell’itinerario è quello che tocca la città di Alba, i paesini di Barbaresco, Grenzane Cavour, Pollenzo, Gavone, La Morra… Ci si sposta in auto alla ricerca del crinale da cui ammirare il paesello vicino, per una foto o semplicemente per un attimo di rilassante tranquillità.

Siamo stati a cena al Boccondivino di Bra, dove nacque il movimento Slow Food. Ottima cena, con un brasato di vitello al barolo e la miglior panna cotta della mia vita.

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Al fuoco!

“Eretico è chi appicca il fuoco, non chi vi brucia dentro”

(W. Shakespeare, Winter’ s Tale, atto II, scena III)

È chiaro a tutti che gli schiamazzi di Celentano servivano solo a dare una flebo di share ad una trasmissione ormai ben oltre la menopausa. Nessun intento di confezionare un vero dibattito, nessuna lotta ideologica, ma soltanto la volontà di fare un po’ di rumore, nella speranza di carpire qualche telespettatore in più. Gioco scorretto, ma vecchio quasi quanto la tv. Sarebbe infantile sorprendersi.

E non vale neppure la pena d’innescare la discussione sui torti e sulle ragioni, sul vero e sul falso. Si può ascoltare, giudicare, senza però mai perdere di vista il movente auditel di questi sermoni affumicati.

Michele Serra commentava il fatto aggiungendo che “ogni clero teme, più di Satana, chi predica senza avere la patente, violando il contratto di concessione esclusiva che le gerarchie religiose vantano con l’ Eterno”. Qui però non si tratta neppure di neopatentati o di guide esperte. Si tratta di fuochi: roghi contro l’eresia, ma anche falò di paglia.

Per motivi metafisici mi è capitato di partecipare a due messe, una sabato e una domenica, in due parrocchie diverse. In entrambi i casi l’omelia dei sacerdoti ha messo in guardia l’assemblea dai “telepredicatori dei nostri giorni”. Un segnale inquietante, che la dice lunga sulla coda di paglia di certi ambienti e che mi ha riempito di tristezza.

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M’illumino d’incenso

 “M’illumino d’immenso”

(G. Ungaretti – Mattina)

Va di moda storpiare le citazioni colte. Lo fanno ogni anno i sostenitori della nobile iniziativa “M’illumino di meno”, volta a sensibilizzare la società civile sulla necessità del risparmio energetico. Il 17 febbraio è appunto la giornata nazionale del risparmio energetico, ogni cittadino e ogni istituzione sono chiamati a dare il proprio contributo. Mi sarebbe piaciuto che il nostro Comune aderisse ufficialmente…

Io non sono abbastanza snob da dire che cenerò a lume di candela e che spegnerò il televisore per assaporarmi un buon libro. Ho anche pensato che sarebbe pericoloso, per motivi diversi, viaggiare a fari spenti nella notte, fare la doccia con l’acqua fredda, tenere il pc spento in ufficio o riscaldare la casa bruciando solo bastoncini d’incenso.

Insomma, probabilmente non farò nulla di diverso rispetto ai giorni normali. Però mi piace pensare che gli altri siano più bravi e aderiscano di cuore a questa bella campagna educativa.

IL DECALOGO DI M’ILLUMINO DI MENO
Buone abitudini per la giornata di M’illumino di Meno (e anche dopo!)

1. spegnere le luci quando non servono

2. spegnere e non lasciare in stand by gli apparecchi elettronici

3. sbrinare frequentemente il frigorifero; tenere la serpentina pulita e distanziata dal muro in modo che possa circolare l’aria

4. mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l’acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della pentola

5. se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le finestre

6. ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale che non lascia passare aria

7. utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli infissi, le porte esterne

8. non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni

9. inserire apposite pellicole isolanti e riflettenti tra i muri esterni e i termosifoni

10. utilizzare l’automobile il meno possibile e se necessario condividerla con chi fa lo stesso tragitto.

 

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Nomi propri e impropri

“mia madre dice sempre che assomiglio a quell’attore
che recita nei films ma non ricorda il nome”

(F. Baccini – Mago Ciro)

Sono da poco diventato zio, e con molti amici in attesa di pargoli, sono diventato improvvisamente sensibile ai nomi da affibbiare. Pericoloso segnale dei tempi che cambiano.

La mia regola è sempre stata solamente: va bene qualsiasi nome, purché non provenga da un telefilm americano. Adesso invece inizio ad azzardare preferenze e predilezioni.

Questo per dire che la notizia sulle statistiche dei nomi milanesi, mi ha timidamente interessato. Per la prima volta a Milano, tra i neonati d’inizio anno non c’è nessun Ambrogio.

Il nome del santo patrono cittadino, che in realtà era un romano cresciuto in Renania, cioè nell’attuale Germania, nel 2012 è stato snobbato e nessun genitore l’ha dato al proprio figlio. Meno male, aggiungo io.

Al suo posto tanti milanesi che si chiamano Ahmed, Karim, Mohammed, Huixuan e Ishayattaha. Altro segnale dei tempi che cambiano.

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Generale e Sergente

Un po’ mi disturba tutto questo insistente parlare della neve e del ghiaccio. Generale inverno, termometri giù, temperature polari. Nei tg la notizia della settimana è che a febbraio fa freddo. Uno scoop.

A volte stacco la spina da tutto questo rumore e davanti ad una distesa bianca, di fronte ad un crinale immacolato, o semplicemente quando spira il vento gelido, mi piace pensare al Sergente nella Neve. Alla poesia che può suscitare l’inverno, al calore che può scaturire dal freddo.

Ma anche laggiù in quell’estremo lembo della steppa c’era un angolo di caldo. La neve era intatta, l’orizzonte viola, e gli alberi si alzavano verso il cielo: betulle bianche e tenere e sotto queste un gruppetto di isbe. Pareva che non ci fosse la guerra laggiù; erano fuori del tempo e fuori del mondo, tutto era come mille anni fa e come forse tra mille anni ancora. Lì aggiustavano gli aratri e le cinghie dei cavalli; i vecchi fumavano, le donne filavano la canapa. Non ci poteva essere la guerra sotto quel cielo viola e quelle betulle bianche, in quelle isbe lontane nella steppa. Pensavo: «Voglio anch’io andare in quel caldo, e poi si scioglierà la neve, le betulle si faranno verdi e ascolterò la terra germogliare. Andrò nella steppa con le vacche, e alla sera, fumando macorka, ascolterò cantare le quaglie nel campo di grano. D’autunno taglierò a fette le mele e le pere per fare gli sciroppi e aggiusterò le cinghie dei cavalli e gli aratri e diventerò vecchio senza che mai ci sia stata la guerra. Dimenticherò tutto e crederò di essere sempre stato là». Guardavo in quel caldo e si faceva sempre più sera.

 (M. Rigoni Stern – Il Sergente nella neve)

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Il cardellino di Varese

Ricordo con un po’ di malinconia i tempi in cui per noi l’”europeo dell’anno” era solo Van Basten. Negli anni dell’adolescenza non esisteva molta cronaca all’infuori di quella calcistica. Così si attendeva con ansia la votazione invernale che incoronava il miglior giocatore d’Europa, eletto con suspense dai giornalisti in conclave da France Football. Poi nella classifica del Pallone d’Oro hanno iniziato a vincere anche i sudamericani: Ronaldo, Ronaldinho, Messi. Non era più la stessa cosa. Forse perché a poco a poco si cresceva, forse perché brasiliani e argentini avevano davvero poco di continentale. Sta di fatto che il vincitore dell’”europeo dell’anno” a poco a poco è diventato per noi un calciatore come tutti gli altri.

Ma, se possibile, la poesia che nasceva col Cigno di Utrecht e terminava con l’Usignolo di Kiev oggi subisce un ulteriore arresto. Per tutti l’europeo dell’anno è diventato Mario Monti. Non vorrei davvero essere bambino oggi.

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