Con la parola “federalismo” s’intende un insieme di entità autonome, legate tra loro dal vincolo di un patto comune. L’origine è dal latino “foedus” che significa appunto “patto”, “alleanza”.
Il federalismo politico e amministrativo rappresenta dunque un raggruppamento di soggetti (Stati, Regioni, Province o Comuni) che mantengono in diversi settori le proprie leggi particolari, ma che rimangono legati da una Costituzione condivisa e da un Governo comune. In particolare, nel dibattito politico italiano, federalismo è sinonimo di decentramento della gestione pubblica, e indica l’attribuzione ai singoli enti locali di una maggiore autonomia, nella riscossione delle imposte e nell’amministrazione delle proprie entrate e delle proprie spese.
Da decenni le tribune politiche e i giornali parlano della necessità di attribuire più autonomia ai Comuni, al fine di garantirne un miglior funzionamento. Il principio che sta alla base d questo pensiero è abbastanza semplice ed inconfutabilmente condivisibile: è molto più efficace assumere decisioni laddove ci sono i problemi; più la decisione è presa lontano dal problema, meno efficace sarà la sua ripercussione sul problema stesso.
I proclami di questa logica sacrosanta, gli appelli e gli annunci di questa rivoluzione imminente, paiono talvolta stridere con la realtà dei fatti. Il sistema federale dovrebbe concentrare più potere e più risorse ai Comuni, cioè alle entità amministrative più radicate e “vicine” ai territori e alla popolazione. Ma nell’Italia reale si procede progressivamente al taglio dei trasferimenti verso i Comuni e al disboscamento delle loro risorse. Nella rubrica “Mondo Comune” di questo numero, è descritto con chiarezza il meccanismo che si sta instaurando. Formigoni, che è anche coordinatore per le Politiche Finanziarie delle Regioni, in riferimento all’ultima finanziaria aveva parlato di tagli di 1,5 miliardi per il 2011, di 4,2 miliardi per il 2012 e di 4,5 miliardi per il 2013 e 2014. Cifre riferite ai soli Comuni.
I numeri ballano, ed è difficile dare una somma esatta. Miliardo più, miliardo meno, la cosa certa è che i Comuni da alcuni anni stanno subendo, e subiranno sempre di più, continue diete dimagranti imposte dal dottore dello Stato. E anche Volta, vincolata dal Patto di Stabilità e vessata dalla riduzione dei trasferimenti, subirà lo stesso trattamento.
Questo non può costituire un alibi per gli amministratori, che devono comunque adoperarsi per gestire al meglio il bene pubblico. Può però servire ai cittadini per comprendere meglio la natura del federalismo… all’italiana.
(Editoriale pubblicato su Voltapagina n.39)