Non mi sono mai interessato troppo al calcio di paese. Non so perché, forse perché sono un atleta scarso o semplicemente perché non l’ho mai trovato appassionante.
Stamani leggo di una cessione dei diritti di Promozione del Volta, al vicino paese di Monzambano: un vero affronto per chi crede ancora nelle questioni di campanile. A corredo dell’articolo, si citava il rientro (a questo punto a Monzambano) del patron Ferri, allontanato illo tempore tra mille polemiche.
Sapevo delle difficoltà economiche del calcio voltese, e dei continui progetti per salvarlo sempre naufragati, ma la notizia mi ha comunque spiazzato e amaramente confuso.
A Volta non serve pensare a Signori per deludersi di calcio.
#1 by Gianluca at 16 giugno 2011
Il calcio, quello di paese, può vivere di emozioni sincere, semplici, reali. Ma per vivere ha bisogno di persone che si mettono a disposizione. Va bene criticare e scrivere sui giornali, ci mancherebbe. Ma ci vuole passione e voglia di fare. Anche perchè in un paese il calcio ha senso di esistere solo se è indirizzato principalmente allo stare insieme e/o a far crescere i più piccoli.
Mettersi in gioco è la chiave tattica, non l’alzare una bandierina per manifestare un fuori gioco.
#2 by Michele at 16 giugno 2011
Ferri non fu allontanato tra mille polemiche, cedette la società con gli annessi debiti a Ogliosi & Raschi per riprenderla (tramite fusione) gratis quattro anni dopo.
Perché è impossibile fregare uno che vende le macchine.
La squadra andrà a Monzambano. D’altra parte la partita che valeva la salvezza quest’anno ha fatto registrare un incasso di 90 €. Non penso quindi che nessuno ne risentirà, a parte il sottoscritto.
Sono tutte cose che succedono quando le squadre vengono costruite senza programmi e lasciate in mano a dei masnadieri.
#3 by Damiano at 19 luglio 2011
…bravi Gianluca e Michele, in poche parole avete sintetizzato come e perché il calcio dilettantistico sta navigando alla deriva ormai da troppo tempo, ormai in troppe realtà…