La caduta del Golden Boy


“Gli diedero dell’abatino, per irriderne la modesta costituzione fisica e discuterne quella morale”

(G. Tosatti – Tu chiamale, se vuoi, emozioni)

 

Rivera è stato un numero 10 perfetto: fragile ma tecnico, pigro ma magico, criticato ma vincente. Ha vinto tutto, e tutto è stato detto sul suo conto. Ha fatto parlare di sé dentro e fuori dal campo, per tanti anni, come si addice ad un perfetto numero 10 che si rispetti.

Nella sua ultima sfida Rivera ha raddoppiato, passando dal numero 10 al numero 20. Candidato in una lista minore alle comunali di Milano, il Golden Boy ha raggranellato solo 20 preferenze in tutta la città di cui è stato eroe. Mi fa malinconicamente sorridere il pensiero che probabilmente 20 preferenze non gli sarebbero bastate nemmeno per entrare al Consiglio Comunale di Volta Mantovana.

Continua Tosatti nel suo identikit ormai datato: “Il calcio lo ha arricchito, ma ne ha pesantemente condizionato l’esistenza: oggi magari vorrebbe essere meno ricco, meno saggio, meno famoso, meno prigioniero di un mestiere che non gli concede riposo e gli ha tolto troppo presto un po’ di spensieratezza”.

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