La Costituzione , si sa, è avvolta da un velo di riverente sacralità che la rende monolitica ed immutabile per tutti i secoli dei secoli.
Vi sono tuttavia alcune consuetudini, diffuse e tacitamente radicate, che indirettamente negano i principi costituzionali. Vi sono cioè degli usi, delle abitudini, che pur contrastando con la suprema Carta, di fatto vengono universalmente e pubblicamente accettati.
Prendete ad esempio l’articolo 4: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Balle. La Repubblica non promuove un bel niente. Il lavoro lo creano le persone e il mercato (cioè sempre le persone). E poi oggi nessuno lavora secondo la propria scelta, ma secondo quello che le circostanze, alla meno peggio, gli offrono. Pochi scelgono, molti di più s’accontentano di quel che passa il convento (quando va bene).
Vista la vicenda Cosentino, ennesima immunità concessa dai brahmani a sè stessi, non si potrebbe pensare ad una consuetudine capace di contrastare l’ormai abusato e vecchio articolo 68? “Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione… Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazione, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza”.