Mentre guardo l’ennesima prova incolore degli azzurri, la platea degli amici si chiede perché la nazionale giochi con il lutto al braccio. Verrebbe da rispondere che il nastro nero è a suffragio dell’opaca prestazione col Paraguay, ma non lo faccio. Ho troppo rispetto del Paraguay.
Ribatto, piuttosto, che è morto Rosato. Mi guardano un po’ attoniti e perplessi. Li vedo: si stanno chiedendo se ho fatto una battuta un po’ difficile sul vino, oppure se sto dicendo la verità. Non sanno se la risposta sia un’incomprensibile verità o un’ingarbugliata freddura. “E chi è Rosato?”, azzardano.
Rosato è un centrale difensivo della nazionale degli anni ’60-‘70, Campione d’Europa, protagonista di Italia-Germania, 4-3. Non lo conosco, ma l’ho sempre sentito nominare in coppia con Cera (l’altro centrale). “Rosato-Cera” è uno di quei binomi che ho nella testa da sempre e che solo il buon Rodeo riesce a comprendere appieno.
Rosato vinse molto anche col Milan, ma non essendo attaccante di razza, per il tifo di massa scivolò rapidamente nel dimenticatoio.
Questo non è un coccodrillo per celebrare un campione e per ricordarne le gesta. È solo un ricordo bizzarro di come a volte ci attacchiamo a nomi apparentemente sconosciuti e li facciamo nostri.
#1 by Erica at 22 giugno 2010
Bastava aver ascoltato un qualsiasi telegiornale. Non si sta parlando di ciclismo o di un qualsiasi altro sport bensì dello sport nazionale…e unico!
#2 by Cirano at 26 giugno 2010
Rosato, io c’ero. Ero bambino e ho potuto dire anche ce l’ho quando ci si scambiava le “figu”.
Un campione poco appariscente roccioso e disciplinato, come le difese che una volta si chiamavano “all’italiana”.