“Well lately when I look into your eyes
I’m goin down, down, down
I’m goin’ down, down down”
(B. Springsteen – I’m goin’ down)
Tra i tagli della manovra in atto ci sarà quello degli assegni d’invalidità. Sulla carta un provvedimento sacrosanto, perché due milioni di invalidi sono un po’ troppi e al sud ci sono quattro pensioni e mezzo ogni cento abitanti. Falsi invalidi d’autore: casi di ciechi con la patente o mutilati con la bicicletta, le cronache moderne grondano di episodi grotteschi.
La sforbiciata però non entra troppo nel merito e si limita ad alzare la soglia di accesso al vitalizio: avrà diritto all’assegno solo chi raggiunge l’85% di invalidità (prima era il 74%). Bene.
La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap dichiara che “quasi tutti i 38mila down italiani hanno un handicap riconosciuto del 75%”. La forbice cieca poterà evidentemente anche loro. Nessun assegno, nessun contributo.
Il rischio di questi provvedimenti populisti è di confondere il sentimento con la ragione. Quello cioè di attuare rimedi peggiori del male, in nome di un’etica fantasma. Chi ha familiari down, ha il diritto di sentirsi giù.