Archive for giugno 2010
Ciao Pina
Posted by Giullare in Cose di paese on 29 giugno 2010
La Pina ci ha lasciato stamattina, dopo un anno di tribolazioni ed inutili attese. Voleva solo arrivare al traguardo del matrimonio dell’Andrea, ma non ce l’ha fatta. Speravamo e forse ci siamo illusi, come quando il cuore non vuole fare i conti con la ragione.
Anche se ultimamente si era aggravata, lasciando intendere quello che sarebbe accaduto a breve, la sua scomparsa è di quelle che lasciano sbigottiti e stupefatti. Si sapeva, ma ugualmente non ci si dà pace. “Non mi sembra vero” è l’unico commento banale che mi viene in mente.
Per me è stata la madre di un amico carissimo, ma anche la “madre” di molti di noi. Ricordo la sua casa come un porto di mare e la sua ospitalità come un gesto naturale del suo essere “mamma”. Negli anni in cui bazzicavamo dal piazzale della chiesa alle case di ognuno, il suo soggiorno col tavolo rotondo era sempre pronto a riceverci ed ad accoglierci. Si è sempre fatta in quattro per il suo Andrea e per tutti noi, che vivevamo all’ombra. Si è sempre dannata l’anima per cucinare suntuosamente o solo per offrirci un rapido boccone.
L’ultimo bellissimo ricordo che ho di lei, è la sera della finale mondiale del 2006. Una cena a casa sua, così come era stato per la finale del ’94 e per altri mille appuntamenti sportivi. Poi la vittoria, i baci, gli abbracci e le immancabili battute.
La Pina era una donna di grande spirito e di innata verve. Aveva sempre l’ultima parola e anche oggi sicuramente risponderebbe con un sorriso beffardo al nostro malinconico “ciao”.
Siamo usciti subito…
Girone proibitivo, lo sapevamo fin dall’inizio. Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia… esistono forse squadre più forti?
Vi do dieci alibi che ascolteremo al bar, per evitare di accettare il fatto che uno juventino dall’ego smisurato abbia messo insieme una squadra di bardotti e si sia fatto ridere dietro anche dalle peggiori casalinghe slovacche.
1- “Siamo usciti subito perché mancava Cassano”. D’altronde se doveva sposarsi… neanche Rodella è andato al Mondiale.
2- “Siamo usciti subito perché mancavano Miccoli e Balotelli” e Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati, Scirea…
3- “Siamo usciti subito perché i giocatori guadagnano troppo”. Eh, e allora?
4- “Siamo usciti subito perché si sono infortunati Buffon e Pirlo”.
5- “Siamo usciti subito perché dieci milioni di padani gufavano contro.”
6- “Siamo usciti subito perché Marchisio giocava fuori posizione”. Anch’io penso che quello non era il suo posto e che dovrebbe giocare in carcere.
7- “Siamo usciti subito perché forse c’era un gol sulla linea che ho visto un’immagine che poteva sembrare che era quasi dentro…”
8- “Siamo usciti subito perché guarda che la Slovacchia sembra sembra… ma invece è fortissima”.
9- “Siamo usciti subito perché Marchetti non ha esperienza”. Ma dai? E cosa fa di mestiere? La guardia giurata?
10- “Siamo usciti subito dal mondiale, ma Berlusconi ci ha detto anche che siamo usciti dalla recessione”. Peggio dubitare della prima o credere alla seconda?
Nel mezzo del cammin di nostra vita
L’inizio della Divina Commedia è una perifrasi dei trentacinque anni. Riflettevo la notte scorsa, o meglio: elucubravo, sul fatto di essere giunto al fatidico giro di boa. Almeno in senso dantesco.
Questo effetto poetico rende i trentacinque anni migliori dei trentaquattro o dei trentasei, restituendo dunque al festeggiato una discreta consolazione. Per la proprietà commutativa però, dicono i matematici, la somma non cambia.
Al di là del fatto che potremmo discutere per ore sul concetto di “metà ” della vita, e sull’idea di “presunzione di metà”, uno comunque si chiede che cos’abbia combinato fino a questo punto. Ben poco, in effetti. Rimane l’altra metà, dicono gli ottimisti. Ci sentiamo a settanta per il primo consuntivo.
Rosato C’Era
Mentre guardo l’ennesima prova incolore degli azzurri, la platea degli amici si chiede perché la nazionale giochi con il lutto al braccio. Verrebbe da rispondere che il nastro nero è a suffragio dell’opaca prestazione col Paraguay, ma non lo faccio. Ho troppo rispetto del Paraguay.
Ribatto, piuttosto, che è morto Rosato. Mi guardano un po’ attoniti e perplessi. Li vedo: si stanno chiedendo se ho fatto una battuta un po’ difficile sul vino, oppure se sto dicendo la verità. Non sanno se la risposta sia un’incomprensibile verità o un’ingarbugliata freddura. “E chi è Rosato?”, azzardano.
Rosato è un centrale difensivo della nazionale degli anni ’60-‘70, Campione d’Europa, protagonista di Italia-Germania, 4-3. Non lo conosco, ma l’ho sempre sentito nominare in coppia con Cera (l’altro centrale). “Rosato-Cera” è uno di quei binomi che ho nella testa da sempre e che solo il buon Rodeo riesce a comprendere appieno.
Rosato vinse molto anche col Milan, ma non essendo attaccante di razza, per il tifo di massa scivolò rapidamente nel dimenticatoio.
Questo non è un coccodrillo per celebrare un campione e per ricordarne le gesta. È solo un ricordo bizzarro di come a volte ci attacchiamo a nomi apparentemente sconosciuti e li facciamo nostri.
Manomorta istituzionale
Ieri mentre passeggiavo a Largo Argentina a Roma, una donna mi sorpassa ed inavvertitamente le tocco il sedere con la mano in movimento. Cose che capitano quando si procede confusamente tra la folla.
Mi scuso immediatamente e lei si gira replicando: “di nulla”. Bionda, sulla sessantina, passo veloce. La riconosco subito: è Livia Turco, ex ministro. Non ci sono dubbi, perché poi sul tram qualcun altro la riconoscerà, salutandola e sorridendole.
Ora posso dire di aver toccato il culo a una ministra. Senza specificare ulteriormente, spero che nel dubbio la gente pensi alla Carfagna…
VIII° Consiglio (11 giugno 2010)
Seduta consiliare “estiva”, nel clima e nei contenuti. Tutti i punti sono stati sorprendentemente votati all’unanimità.
Una variazione al bilancio di previsione per incamerare 8.500€ dal canone d’affitto di un’antenna Vodafone e utilizzarli per l’acquisto di giochi per le scuole materne.
Un’altra per incassare circa 20.000€ da concessioni cimiteriali e contributo regionale per il programma “Itinerari del Mercante” del distretto commerciale di Guidizzolo ed impiegarli in pasti per anziani, manutenzione dei cimiteri e del verde pubblico, distribuzione di “sporte ecologiche di cotone” ai residenti, trasferimenti al progetto di cui sopra.
Poi abbiamo proceduto all’approvazione del regolamento comunale del servizio di trasporto scolastico, reso indispensabile a fronte di atti di bullismo verificatisi a bordo dei pullmini. Questo punto è stato l’occasione per convenire sul buon esisto dell’esperimento “pedibus”, che lungi dall’essere un dativo latino plurale, ha coinvolto circa il 13% degli alunni e che verrà riproposto in maniera strutturale per il prossimo anno scolastico.
È stato adeguato il regolamento dei noleggi con conducente, per recepire la normativa europea che regola la materia. È stato necessario togliere il requisito della residenza per chi chiede la licenza e quello dell’univocità della licenza stessa. Per il Comune di Volta le licenze massime totali sono due, e ad oggi ne risulta rilasciata solo una (credo a Crotti).
Infine è stato approvato il regolamento distrettuale (distretto di Guidizzolo) sull’affidamento familiare.
Tarallucci e vino.
Catenaccio all'italiana
Dovrei forse commuovermi perché Cannavaro ha dichiarato che la nazionale devolverà parte (oh… mica tutto n’è!… “parte”: ½? ¼? 1/100? 1/1000?) degli eventuali premi ai festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia? Dovrei battere le mani perché uno dei più scarsi capitani che l’Italia abbia avuto (parlo di oggi, non del 2006) s’impegna con tanta sincera generosità?
A parte il fatto che seppur con un girone insopportabilmente facile (il solito culo di Lippi), sì e no riusciremo a passareil primo turno… Perché non devolvere i premi alla costruzione dell’autodromo di Povegliano o alla manifestazione di PittiUomo 2011? È pur sempre l’Italia dell’auto o l’Italia della moda. C’è beneficienza e beneficienza, e forse sarebbe più utile, ma anche più simbolico, aiutare qualche italiano in difficoltà, che celebrare le Guerre d’Indipendenza.
Questi vecchi catenacci, arrivati al mondiale più per riconoscenza che per vero e proprio merito, vogliono farsi amare a tutti i costi, ma la falsa beneficienza da conferenza stampa è peggio di un fallo da tergo.
Ma all’italiano medio cosa importa.? Basta vincere lunedì e tutto è a posto, no? Forza Italia!
I'm goin down
“Well lately when I look into your eyes
I’m goin down, down, down
I’m goin’ down, down down”
(B. Springsteen – I’m goin’ down)
Tra i tagli della manovra in atto ci sarà quello degli assegni d’invalidità. Sulla carta un provvedimento sacrosanto, perché due milioni di invalidi sono un po’ troppi e al sud ci sono quattro pensioni e mezzo ogni cento abitanti. Falsi invalidi d’autore: casi di ciechi con la patente o mutilati con la bicicletta, le cronache moderne grondano di episodi grotteschi.
La sforbiciata però non entra troppo nel merito e si limita ad alzare la soglia di accesso al vitalizio: avrà diritto all’assegno solo chi raggiunge l’85% di invalidità (prima era il 74%). Bene.
La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap dichiara che “quasi tutti i 38mila down italiani hanno un handicap riconosciuto del 75%”. La forbice cieca poterà evidentemente anche loro. Nessun assegno, nessun contributo.
Il rischio di questi provvedimenti populisti è di confondere il sentimento con la ragione. Quello cioè di attuare rimedi peggiori del male, in nome di un’etica fantasma. Chi ha familiari down, ha il diritto di sentirsi giù.
Piccoli terroristi crescono
Continuano gli esperimenti del sottoscritto per testare il livello di sicurezza degli aeroporti italiani. Oggi pomeriggio ho scambiato carta d’imbarco e documento d’identità con un collega e indovinate… entrambi abbiamo superato brillantemente il controllo per l’imbarco sull’aereo! Non parlo dei controlli di sicurezza, già abbondamente messi in ridicolo (una volta sono riuscito a passare anche senza mostrare il biglietto), parlo di quando l’hostess ti stacca la carta d’imbarco e ti manda sul pullman, guardandoti in faccia e dicendoti: “scaletta dietro, buon volo“. Che spettacolo!
Dunque chiunque potrebbe fare il biglietto a nome “Mario Rossi” e salire sull’aereo. E tutto l’apparato vigilante e le procedure di controllo sono un enorme circo.