In principio


Ho rispolverato un bellissimo libro che mi regalò un amico. Tra le Piccole gioie di Hermann Hesse ho ritrovato questa frase: “È giusto avere dei princìpi, ma all’occasione bisogna saperli superare”.

Questo è uno dei grandi interrogativi della mia vita. Al di là delle eccezioni, che qualcuno chiama errori, qualcun altro leggerezze, qualcun altro peccati e qualcun altro ancora casualità, è giusto mantenersi ligi a propri princìpi? Oppure occorre capire quando è necessario derogarvi? Giusti o sbagliati che siano, se uno ha dei princìpi significa che per se stesso sono corretti. Altrimenti non sarebbero suoi princìpi, ma altre cose. Idee, nozioni, dottrine, ispirazioni. Ma allora, se uno li ritiene validi, perché pensare che possa essere necessario superarli o accantonarli?

Al contrario: se uno rimane ligio e coerente con i priopri princìpi, non rischia di chiudersi aprioristicamente e di non evolversi mai? Voglio dire: se quello che uno ritiene giusto e basilare poi non fosse altro che uno dei tanti modelli esistenti? Vabbè… mi sono ingarbugliato da solo.

  1. #1 by vale at 1 giugno 2010

    Interpretando liberamente il post mi è venuta in mente questa storia zen:
    “Il maestro zen ricevette la visita di un professore che voleva informazioni su questo insegnamento e con l’occasione servì il tè. Colmò la tazza del suo ospite e poi continuò a versare. Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì più a contenersi.
    “E’ ricolma. Non ce n’entra più!”
    Il maestro zen disse: “Come questa tazza, tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo zen, se prima non vuoti la tua tazza?”

  2. #2 by Erica at 6 giugno 2010

    Questo sì che è un interrogativo affascinante.

(non verrà pubblicata)

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