Sono 412 i nomi delle persone che avrebbero beneficiato degli interventi edili di Anemone (o Anemóne, come lo chiama Elio e le storie tese). Berlusconi, Scajola, Lunardi, Bertolaso, Mancino. Ma anche capi di gabinetto, di dipartimento, di uffici legislativi, della Protezione Civile e del Ministero della Giustizia, dirigenti Rai, generali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, agenti dei servizi segreti. Giornalisti, registi, produttori. Anche preti e vaticanaglia varia. Un po’ di tutto e un po’ di tutti.
Che in molti si siano affidati alla stessa impresa non è un reato, certo. Il buon impresario lavora sul passa parola dei clienti soddisfatti. Tanti clienti, tanto onore. Permettiamoci però di dubitare.
Ci dicano se tutto questo proliferare di attività edilizie è stato regolarmente pagato, oppure nebbiosamente regalato. E, in quest’ultimo caso, ci dicano anche il perché.
Ho appreso che in Europa una norma impone ai politici di non accettare regalie, se non ti modico valore. Non importa il fine del regalo: se sei un politico non puoi accettarlo. Punto. Norma non ratificata dall’Italia, obviously. Noi siamo europei ad intermittenza.
Per questo sfrontato ballo del mattone, si parla già di campagna mediatica e di maxi complotto. Cicchitto è arrivato a dire che l’elenco dei beneficiari è una vera e propria lista di proscrizione. Visti i tempi e le anomalia italiote, forse voleva dire lista di “prescrizione”.