Effetto nuvola


La nube islandese che ha oscurato i cieli europei ha avuto effetti anche sul mio labile umore.

La carenza di voli, o più che altro l’incertezza degli stessi, mi ha obbligato a sperimentare la freccia d’argento. Nome nobilmente lucente per definire un banale eurostar che in tre ore ti porta da Verona a Roma.

La prenotazione tardiva trova posto solo in seconda classe. Generalmente nei viaggi in treno dell’alba non chiedo altro che dormire per metà, e leggere per l’altra metà. Non chiedo al fato incontri eclatanti con bellezze in cerca d’autore, né di presentarmi illustri compagni di viaggio o simpatici conversatori. Voglio solo starmene in pace.

Invece, mi trovo di fronte un rappresentante di cucine che sotto al tavolino blocca le mie gambe con una borsa tracimante di cataloghi. Di quelli che buttiamo via ogni volta che ci capitano in mano (se sapessimo quante vite hanno rovinato quei cataloghi prima di giungere nelle nostre case, forse ne avremmo più rispetto). Di fianco un professore universitario enorme, che deborda dal bracciolo e non smette di tossire.

Pochi sedili più avanti un neonato si lagna tutto il viaggio, accudito dai genitori che sperano di farlo giocare con il barattolo vuoto degli omogeneizzati (portarsi un ciuccio o un orsetto no, eh?). Dietro, la segretaria della Marcegaglia (dice lei) che sta mezzora al telefono con una certa Nadia per spiegarle come stampare un file da pc. Le gallerie interrompono la complessa spiegazione e ogni volta… richiama. Scopro che domani ha un appuntamento in via Vittorio Veneto 7, che dovrà anche vedersi con un certo Pedrazzoli, che Luciana si occupa della rassegna stampa e che Emma non può rispondere all’ambasciata del Qatar. Sull’altro fianco, dall’altra parte del corridoio, una ragazza risponde a centoventitelefonate dicendo sempre “che il servizio riprenderà a giugno, per ora è sospeso. Grazie, buona giornata”.

Un viaggio infernale. La prossima volta che in treno disturberete i vicini con il telefonino, sappiate che qualcuno potrebbe sparlare di voi su un blog.

  1. #1 by Gianluca at 20 aprile 2010

    Mi auguro, sinceramente, che un giorno tu abbia il più capriccioso figlio mai prodotto dall’umanità, che tu ti sia svegliato nel peggiore dei modi, che la tua segretaria stia male e che tu debba elaborare al telefono la più dura statistica di tutti i tempi con un’analfabeta dall’altra parte and more and more…
    E che soprattutto la Vodafone ti chiami come suo nuovo volto-immagine: the world around you.
    :-)

    Nota a margine uno: un treno che si fa 518 chilometri in tre ore con due fermate intermedie non è comunque banale dai. Soprattutto se in Italia.
    Nota a margine due: meno male che ci sono le nubi che ti costringono a cambiare la tua abitudinarietà e monotona vita.
    Nota a margine tre: forse era l’approccio sbagliato. Se un programma va in vacca, bisogna cambiare atteggiamento… butta tutto in vacca anche tu no?
    Nota a margine quattro: pensa che poteva sempre andar peggio. Nessun posto sul treno ed obbligo di partire in auto (e di certo non potevi dormire metà viaggio e credo nemmeno leggere). Trovare la famiglia Bertagna tutta eccitata per un viaggio in treno giusto di fronte a te. La compagna di scuola che mai hai frequentato che ti racconta la sua vita e ti interroga se sei stato attento. Un dottore che ti chiede quanti anni hai e ti consiglia di farti vedere da lui per una colonscopia. Cose di sto tipo no?

  2. #2 by Silvio Baù at 20 aprile 2010

    Se le persone avessero più rispetto, tutti vivremmo meglio.

  3. #3 by antonio lonardo at 11 maggio 2010

    quanto ti capisco, esperienze simili a me capitano quasi tutti igiorni!! massima solidarietà…

(non verrà pubblicata)

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