All’alba del P.G.T., gli interrogativi che si pongono sono parecchi e piuttosto contorti. Un gruppo di esperti (tra essi architetti, geologi, sociologi, urbanisti) dovrà spiegarci bene di cosa si tratta e soprattutto che cosa cambia.
“Èl PGT cusa sarésèl?”, potrebbe giustamente obiettare il nostro compaesano medio.
Eh sì, perché il cittadino comune non conosce assolutamente nulla del Piano di Governo del Territorio. Vai a spiegarglielo che dal 2005 le leggi impongono ai comuni di mettere in piedi un organismo complesso, più articolato del piano regolatore, per pianificare qualsiasi decisione che abbia impatti sul territorio. Vai a spiegarglielo che ogni nuova struttura, sia essa una strada, una casa, un parco, un negozio, o un semplice marciapiede, dovrà tener conto di tutti gli impatti e di tutte le ricadute sul territorio sottostante.
Rivoluzioni di questo tipo andrebbero illustrate meglio, con parole semplici ed esempi chiari. Perché poi è il singolo cittadino che subisce tutti i provvedimenti di chi governa il territorio, siano essi frutto di scelte dell’Amministrazione Comunale, della Provincia o della Regione.
Andrebbe detto ad esempio, che per modificare la viabilità del centro, sarà utile ascoltare il parere dei commercianti e dei residenti. Che per affrontare l’argomento del trasporto pubblico, non si potrà prescindere dalle esigenze delle categorie direttamente più coinvolte, come le scuole o gli anziani. Eccetera, eccetera.
Solo in questo modo, cioè “spiegando” le questioni, potremo chiedere alla cittadinanza una partecipazione cosciente e costruttiva alle decisioni. Solo in questo modo, il coinvolgimento dei “non addetti ai lavori” potrà risultare efficace e non solamente teorico.
Il meccanismo del P.G.T. contempla uno strumento nuovo e veramente rivoluzionario: quello delle istanze private. Domande formali, scritte, che ogni cittadino presenta e propone al gruppo di lavoro, e che devono obbligatoriamente essere prese in considerazione e valutate. Domande che magari non verranno esaudite alla lettera, ma che almeno non potranno essere ignorate. È con questa opportunità che noi cittadini possiamo influire sulle decisioni degli esperti. Fino ad ora, quasi tutte le istanze presentate riguardano richieste di passaggio di terreni da zona agricola ad edificabile. Possibile che nessuno chieda un teatro, un percorso pedonale protetto, un parco? Fino ad oggi non sapevamo di avere questo potere, ora sì.
Ma in tempo di regali di Natale, il nostro compaesano voltese vorrebbe chiedere anche altro. Non si accontenta di capire quello che avviene intorno a lui, non gli basta esprimere un’opinione di fronte alle domande e alle scelte che il P.G.T. gli proporrà. Si aspetta soprattutto di essere ascoltato e di vedere attuati i suoi suggerimenti. Solo così, tutto il P.G.T. potrà avere un senso.
(Editoriale pubblicato su Voltapagina n. 32)