“Troppo cerebrale per capire che si può star bene
senza complicare il pane;
ci si spalma sopra un bel giretto di parole vuote, ma doppiate”
(S. Bersani – Giudizi universali)
Non voterò alle primarie del Pd, fondamentalmente perché non mi riconosco in quel partito. Pur ammettendone i numerosi e macroscopici difetti intrinseci, non ultimo il controllo del voto unico, va detto che l’elezione del segretario è un atto di fondamentale democrazia. In tempi dove l’elettore non sceglie i parlamentari che lo rappresentano, e di fronte ad avversari che dalla nascita del loro partito non hanno mai selezionato il leader attraverso un’elezione, la possibilità di votare un segretario è senz’altro un’ottima eccezione.
Certo, Bersanilfavorito vincerà senza problemi e la disputa risulterà solo virtuale, uggiosa. Ma meglio di niente.
Stupisce invece che il dibattito sulle differenze dei candidati, sui programmi che essi rappresentano, sulle idee che li motivano, non sia mai decollato. Tg, giornali e dibattiti televisivi sembrano glissare l’argomento ed i pochi contributi alla discussione non esauriscono affatto la questione.
Quanto questo silenzio sia figlio dell’informazione imbrigliata e schiava, e quanto invece dipenda dalla cronica incapacità di comunicazione del vertici Pd è difficile a dirsi.