Reportage dal Portogallo


Il Portogallo, relegato ai limiti estremi del continente, mostra in ogni suo angolo il distacco dall’Europa più evoluta ed emancipata. Terra di confine, nello spazio esiliato, ma anche nel tempo distante. Decadente e vecchio, ci tiene a mostrare i segni di un tempo per noi lontano, dove gli uomini non correvano dietro la tecnologia, limitandosi a vivere le sfumature di giornate più lunghe, e forse più laboriose. La campagna, spesso incolta, lascia posto solo ai piccoli villaggi. Le grandi città, davvero poche, sono sventagliate dal vento del mare e dal decadentismo di chi attende un futuro che non arriva mai da solo: case fatiscenti, appoggiate l’una all’altra nel tentativo di sostenersi a vicenda. Ma fino a quando?

Il mare dell’Algarve è invece un soffio passionale, un impeto entusiasmante, un abbraccio aperto al nuovo mondo, al sole che non tramonta mai, al vento che scompiglia i capelli e le idee. Abbiamo visitato le città partendo dal nord, da Porto, e siamo scesi fino al lembo estremo dell’Europa, dove il mare aggressivo incontra il vecchio continente.

Porto, appollaiata sulla foce dell’immenso Douro, restituisce alcune pittoresche istantanee delle casupole in riva al fiume e poco altro. Vicoli sporchi, miriadi di abitazioni decrepite e pericolanti che suggeriscono un fascino sinistro. Delude il giro al Mercato di Bolhao: solo merce ammassata e qualche cattivo odore… nulla di folcloristico. Il parco del Romanticismo e i 75 metri della torre Dos Clerigos meritano una breve sosta. Le bellezze vere stanno nella Cattedrale del XII secolo, nella particolarità della stazione, nel quartiere di Ribeira, nella luminosità di una passeggiata notturna sul Ponte Dom Luis. Un giro in barca sul fiume mostra la città da una prospettiva diversa, ma ancora poco intrigante. Visitiamo anche le storiche cantine del vino liquoroso che prende il nome proprio dal centro urbano. Affascinano le botti stipate, l’arredamento da epopea coloniale e l’assaggio guidato. Città disordinata e confusionaria, ma alla fine ci si appassiona a tutto e Porto finisce quasi per piacere. Nella città alta va segnalato il ristorante Antunes, tra i migliori che abbiamo visitato.

Metti una sera a Porto

Il viaggio verso sud prosegue passando per Coimbra. Sul crinale, alla destra del Mondego, ospita una delle università più antiche d’Europa: “anno 1290” recitano lapidi e pubblicazioni d’ogni sorta. Proprio l’università è l’elemento più tipico ed importante di Coimbra: fa venir voglia di riprendere i libri in mano. Strade strette e ripide, spesso acciottolate, conducono a chiese sorprendentemente massicce. La cattedrale, unanimemente riconosciuta tra le più belle del Portogallo, sembra una fortezza. Accanto a tutto questo, molta disarmonia nelle forme urbanistiche ed il paragone con l’Andalucia rischia di essere impietoso.

Coimbra

La capitale Olisippo, cioè Lisbona, è un caos stradale senza eguali. Le guide sconsigliano categoricamente di entrarci in auto, ma noi facciamo di testa nostra (…mia): per un paio d’ore vaghiamo tra code, vicoli ciechi e rampe da brivido, senza possibilità di parcheggiare, né cartelli stradali da consultare. Ad uno ad uno visitiamo tutti i quartieri, rigorosamente a piedi. Ecco la massone Baixa, il monastero e la torre di Belem, i vicoli del Chiado, la Madragoa, la Graça. Il più bello, sotto al vasto castello, è il quartiere dell’Alfama, con il suo trabusto di tram elettrici che si arrampicano nei saliscendi, tra mirador bellissimi e viuzze come budelli. È qua che è bello perdersi e lasciarsi condurre dall’istinto, rincorrendo una scalinata che scende o semplicemente cercando la foto più bella da scattare. Su ogni scorcio irrompe da lontano l’immagine del Tago, dalla foce quasi sterminata. La serata deve accendersi e spegnersi nel Bairro Alto, che di notte si trasforma in un reticolo di localini e giovani in cerca di divertimento. Qui consigliamo il ristorante Bota Alta, semplicemente splendido.

Lisbona

Tra le varie località marittime, abbiamo scovato un posto fuori dal mondo. Senza un motivo, armati solo dalla fantasia suscitata da un’immagine di internet, ci dirigiamo ad Odeceixe. La spiaggia, popolata unicamente da surfisti, è raccolta da due alte falesie scure. Scogliere a picco, che dall’alto fanno innamorare. Il paesaggio è meraviglioso ed unico, una baia da sogno. Una manciata di case bianche abbarbicate sulla collina mi spinge ad annotare un appunto strampalato sul diario di bordo: “inserire Odeceixe nei posti in cui vorresti vivere”. Qua il mare è freddo ed impetuoso. Le onde altissime impediscono di fare un bagno rilassante. Ma è la natura che irrompe, l’oceano che urla, il soprannaturale che si fa naturale. Comincia qui la vera vacanza.

Odeceixe, la baia

Nella costa sud dell’Algarve ci sono posti suggestivi come Ponte da Piedade (dove non si fa il bagno), Praia Dona Ana, Cabo sao Vicente (estremità ovest del continente) o la spiaggia di Beliche, probabilmente la più bella in cui siamo stati.

Dopo un soggiorno al sole, risaliamo il Portogallo nell’ottica del ritorno. Una sosta ed una passeggiata al piacevole castello di Ourem, prima di arrivare nella città templare di Tomar. Un castello-monastero strepitoso. Affascinante, austero, misterioso e dunque intrigante. Si risveglia la mia passione storica, l’inclinazione al fascino dell’arcano. Secoli di templari, di segreti, di delitti… Il simbolismo degli elementi architettonici è fin troppo evidente e suscita anche un po’ di timore. È una sensazione impressionante. La singolare pensao Uniao completa il quadro di una giornata indimenticabile. Mattinata a Fatima, per soddisfare la curiosità. Il caotico e ormai solito fanatismo religioso rende questo luogo insopportabile.

Tomar, due templari attempati

L’ultima serata la trascorriamo a Braga, a pochi chilometri dall’aeroporto di Porto. Ottimo punto d’appoggio, ma centro storico di scarso valore.

Conserverò un buon ricordo del Portogallo, soprattutto del suo oceano e delle sue spiagge. Un territorio aspro, nelle campagne come nel mare. Rimango deluso dalle città, dipinte troppo spesso come mete irrinunciabili e folcloristiche e rivelatisi invece inconcludenti assemblaggi di fatiscenti decadenze.

  1. #1 by Dicono at 11 agosto 2009

    Accidenti… mi hai quasi fatto passare la voglia di andarci…!! ;-)))
    Complimenti per il resoconto e per le foto!

(non verrà pubblicata)

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