Erano meglio le veline


Il dubbio che l’annoso parlare di questi giorni sulle scabrosità del Premier serva a distogliere l’attenzione dalla politica vera è più che lecito. Non s’è spesa una parola sull’Europa, sui propositi da perseguire, sugli intenti da ricercare. Nulla è stato detto sui programmi e sulle azioni che dovranno seguire il voto. Niente di tutto ciò. Da destra a sinistra il dibattito è unico ed armonico: le attitudini di Noemi ed i frizzanti vizi di Berlusconi. Ad una settimana dal voto europeo, le copertine dei tg ritraggono solo l’austero ghigno di Ghedini e le panoramiche welcomtravel di Villa Certosa.

L’elettore più critico, però, vede questa vicenda come fumo negli occhi, come abile arma di distrazione di massa.

A qualche centinaio di chilometri da qui, nella circoscrizione sud dell’Italia, rispuntano infatti i nomi imbarazzanti di Mastella e Cirino Pomicino, come candidati del Popolo delle Libertà alle elezioni Europee.

Mastella, icona del trasformismo politico italiano, vendette a Berlusconi la caduta del governo Prodi (addirittura in un accordo scritto, come rivela lo stesso Clemente) ed oggi riscuote gli interessi del debito. Pomicino, condannato ad un anno e otto mesi di reclusione (tangente Enimont) e patteggiata la pena di due mesi per corruzione per i fondi neri Eni, si ripresenta lindo davanti ai suoi elettori.

Abili trasformisti, certo, ma la colpa non è la loro. Più colpevoli sono quanti hanno permesso di presentarli nelle liste, tacendo agli italiani le loro candidature. A questo punto erano meglio le veline.

mastrit

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