La mia generazione parla dei propri figli, citandoli con il semplice nome di battesimo. Non antepone, come facevano i nostri nonni ed i nostri padri, quell’impuro articolo determinativo tipico delle lingue lombardo-venete. “Il Silvio”, “il Piero”, “il Paolo”.
Sgrammaticato, scorretto, quasi da analfabeti. Eppure una ragione storica “quell’articolo lì” ce l’ha eccome. Deriva dall’abitudine di chiamare le persone con un riferimento colloquiale, come “il nostro caro Silvio”, “il nostro Piero”, “il nostro Paolo”.
Effetto della globalizzazione all’italiana, quella che sta bene attenta a parlare correttamente di fronte ai propri figli, quella che azzera le lingue locali ed i dialetti, in nome del comune verbo italico. Tutti diversi, figli di culture diverse, ma tutti uguali davanti alla lingua.
Per una volta abbandonate il purismo lessicale e rimanete sgrammaticati… qualcuno, dopo di voi, potrebbe ricordare da dove è venuto.
Il Silvio
#1 by Gianluca at 20 aprile 2009
Su questo ho sempre rigidamente usato l’articolo.
Il Gianluca!
#2 by Michele Mari at 21 aprile 2009
e peggio di tutto è con sti diavoli di nomi scemi: come fai ad articolare lombardamente Jennifer? Meglio la Jennifer o un filologicamente saggio the Jennifer?
O tempora! O mores!
Il Michele
#3 by Francesca at 22 aprile 2009
Bè io ho un’amica che si chiama così…basta usare un diminutivo del nome…e diventa la Jenny!! 😉
la Francy
#4 by Alberto Bertini at 25 aprile 2009
E le maestre cosa fanno? Riprendono! Rimproverano! E via, lasciate correre, ostis!
E con il fu Mattia Pascal come la mettiamo?
E poi magari si criticano anche quelli che cominciano tutti i periodi con la e.
Robe da matti.
l’Alberto (quel che sta sota l’uspedal, el fiol del veterinare. No, mia quel biond – chel lé l’è su fradel – el vecc)