Sindrome di Stoccolma


La strada che collega lo sperduto aeroporto di Skavsta a Stoccolma è immersa tra le colline e i boschi scandinavi. Si impiega più di un’ora per raggiungere la capitale, ma vale la pena atterrare “al largo” per avere uno sguardo d’insieme sull’essenza pura della Svezia. Sperdute fattorie in legno rosso spuntano fascinose dai boschi di abeti e di betulle. Sulle colline gli sparuti gruppetti di case, ugualmente rosse, trasmettono l’insana voglia di abitarci. Il mio innato desiderio di vivere lontano dai frastuoni, e nella tranquillità che solo le fiabe sanno donare, prende forma di fronte all’orizzonte sterminato di questo mondo nuovo. I laghetti ghiacciati ai piedi delle casupole regalano la poesia rassicurante di una natura materna e protettrice.

La città, solcata dal freddo prima che dal mare, sembra riconoscere un premio allo sparuto visitatore che ha osato raggiungerla. Le piccole isolette su cui sorge la rendono piacevolmente curiosa. La vera bellezza, come per le amanti più attraenti, sta nel suo cuore. La città vecchia, Gamla Stan, è infatti un borgo medioevale perfettamente conservato. Il periodo invernale ci ha permesso di viverla senza i turisti, nella sua splendida e gradevolissima solitudine. Vicoletti lastricati che si annodano, tra biciclette appoggiate ai muri e case irregolari. Qua e là qualche campanile imponente, guardato a vista da negozi d’antiquari e piazzette racchiuse in un’intima armonia. Una piccola Praga, senza l’assillo dei villeggianti, né l’invadenza dei negozi per turisti. Per questo, ci siamo detti, si può forse dire che il centro storico non abbia eguali.

Il resto sono vie commerciali, sono ponti sul mare, sono giardini. Sull’isola di Djurgarden, sorge il museo all’aperto di Skansen, che racchiude forma e sostanza della vita contadina lappone. Imperdibile passeggiare tra le fattorie, le botteghe, le case spettacolarmente conservate o minuziosamente ricreate. Il vasamuseet custodisce il galeone del ‘600, naufragato nel porto della città. Spettacolare vederlo dal vivo, anche se il museo ridonda di suppellettili e immagini inutili.

Qualche minuto di tunnelbana a sud della città vecchia, per vedere il magnifico cimitero di Skogskyrkogarden. Un parco sconfinato, dove boschi di abeti trasmettono una vera idea di pace. La neve, che anche qui ci ha accompagnato, ha avvolto l’atmosfera col suo tocco ovattato e scenografico. Passeggiare nel bosco al solo rumore della neve che stride sotto le scarpe fa venire i brividi.
Abbiamo avuto la fortuna di vedere l’austera Stoccolma nuvolosa, quella fiabescamente innevata e quella sfarzosamente irradiata dal sole.
Culinariamente rimane vivido il sapore del filetto di renna ed il carpaccio d’alce. Irrinunciabile anche la tipica birreria Akkurat, appena a sud di Gamla Stan.
Tutto questo appaiato ad un senso civico quasi inspiegabile. Questa è Stoccolma.
Provo un disarmate senso di rapimento, che mi ha fatto subito sognare di rimanere e promettere di ritornare.

  1. #1 by vicensa at 28 marzo 2009

    Se deciderai di andare ad abitare là, perdonami, turberò per un attimo la tua pace e ti verrò a trovare.

  2. #2 by Lorenzo at 31 marzo 2009

    Mantua me genuit, Praga rapuere… ma siete tutti uguali lì a Mantova? mi pare di leggere le Bucoliche Virgiliane… Comunque bel quadretto.
    Lorenzo.

(non verrà pubblicata)

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