Radiofracchia?


Lo studio radiofonico di Radiobase è una stanza agghindata con semplicità: un ampio mixer, sul quale pende un microfono gigantesco, un computer con altre diavolerie elettroniche, un paio di cuffie, due sedie rosse. Tutt’intorno pareti ricoperte di piramidi spugnose, per assorbire il suono… dicono.
Entrando, ho provato sensazioni strane. Ho sentito il disorientamento di Renzo, quando si addentra nel surreale studio dell’Azzeccagarbugli. Ho provato il disagio di Gregor, spaesato nella sua cameretta dopo la metamorfosi di kafkiana memoria. Ho assaporato l’ammirazione di Adso, di fronte alla bellezza dello scriptorium abbaziale.
Nessuna agitazione, solo la mente che scivola altrove. Passo dall’immagine di Good morning Vietnam, alle pubblicità di Radio Deejay. Rispondo alle domande in maniera ripetitiva e forse confusa, quasi non me ne accorgo. Rapidamente termina l’intervista, si spegne il microfono e si “salva” la registrazione. Scopro che avevo un foglio con degli appunti che ho scordato di leggere e solo dopo ore mi rendo conto delle troppe ripetizioni e dei vari tentennamenti.
Ma non importa: è stato bello varcare quella porta anche solo per dieci minuti.

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  1. #1 by E at 5 gennaio 2009

    Secondo me sei andato bene. Eravati un po’ troppo impostati tutti e due, se tiravi un’imprecazione a mezzo intervista ne avrebbero guadagnato tutti!
    :-)

  2. #2 by valentina at 6 gennaio 2009

    concordo con E, sei andato bene. Lei invece sembrava una delle pubblicità dei detersivi… “Dash? Provalo anche tu!”

  3. #3 by daniele at 8 gennaio 2009

    Ehi, chi è che offende la mia morosa?!?!

  4. #4 by Erica at 11 gennaio 2009

    L’intervista è qualcosa di perfetto.
    Lei ha una voce e un modo di parlare… sublime.

(non verrà pubblicata)

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