Jacques Le Goff scrisse anni fa un piacevole saggio intitolato “Gli intellettuali del Medioevo”. In quelle pagine sottolineava la nascita di una figura nuova e rivoluzionaria, sottolineando soprattutto le caratteristiche umane e le virtù empiriche di quegli uomini prestati alla cultura.
Stamani, con qualche perplessità e titubanza, mi sono recato nello studio dell’architetto Zandonella, per chiedere la sua disponibilità ad affiancare la presentazione del mio libro, in qualità di relatore.
Lo Zandonella architetto subitamente mostra le proprie riserve, adducendo di non essere all’altezza. Un gesto di falsa modestia, dico io. Chi meglio di lui potrebbe intervenire in una presentazione di un volume sul territorio e la sua storia?
Lo Zandonella uomo invece sale in estasi. Si compiace del mio lavoro e quasi gli brillano gli occhi di felicità. Accetta con gratitudine il volume che gli regalo e mi porge il suo: un interessante studio archeologico sul castello di Monzambano e sul suo recupero architettonico. Si affretta a farmi la dedica, come ogni scrittore navigato che si rispetti. Poi mi porge il mio dizionario, apre la pagina bianca e mi fa impugnare la penna. Ricambio, con visibile impaccio, una dedica improvvisata, ma efficace. La legge soddisfatto e il suo sorriso val più di mille parole.
Apprezza quanto gli dico e riporge considerazioni e attestati di stima autentici ed originali, che porterò via con me, nel profondo dell’intimo. Poi mi stringe la mano facendomi gli auguri.
Esco dal suo ufficio con l’impressione di un breve incontro tra intellettuali. E ribadisco a me stesso che la scrittura dà davvero alla testa.