Tuona l’intellighenzia italiana contro le parole di Alemanno e La Russa, rei di non aver condannato apertamente, totalmente ed inequivocabilmente la parentesi fascista. Sacrosanto, ci mancherebbe.
La stessa intellighenzia però, e l’opinione pubblica che inevitabilmente la segue a ruota, non accetta l’idea che possa essere messo in discussione il primato morale, etico e assoluto della Resistenza e dei suoi derivati. Non accetta che il dogma possa oscillare. Come l’infallibilità papale, la castità prematrimoniale. Molto più semplice e conveniente somministrare l’iniezione di una guerra tra bene e male, tra buoni e cattivi, nitidamente ed indissolubilmente separati. Di qua i pii, di là i lupi mannari. Invece si trattò di un fenomeno molto più complesso, di una vera e propria guerra civile, tra italiani divisi a metà e fomentati da sentimenti ed illusioni diversi. Non fu la guerra tra il bene ed il male, fu molto altro.
Saremo mai pronti e sereni per affrontare un dibattito simile?