Festivaletteratura, bilancio personale


Il Festivaletteratura non lascia mai indifferenti. Ci sono i patiti del genere, quelli che fanno le code al botteghino, che conoscono quasi personalmente ogni autore del programma e che attendono con ansia l’avvento dell’evento. Malattia grave, ma diffusa.
Poi ci sono gli antisnob, quelli che si lasciano volentieri scivolare la manifestazione di dosso, con l’orgogliosa rivendicazione di un anticonformismo sincero, sostenendo che i Mantovani non possono scoprirsi tutti intellettuali da un giorno all’altro. Insomma, cenere eri, cenere diventerai: in du öt andàr?
La terza categoria, detta dei bighelloni, vaga senza meta tra una piazza e l’altra, bevendosi i caffè a sbafo, accedendo ai rinfreschi, fermandosi di volta in volta per 30-40 secondi, ma solo davanti agli eventi gratuiti. “E io, che riguardai, vidi una ’nsegna/ che girando correva tanto ratta, che d’ogne posa mi parea indegna;/ e dietro le venìa sì lunga tratta”. Inseguono la scia umana del pubblico, senza spunto alcuno: in folle tra la folla.
Personalmente mi piace partecipare a qualche singolo evento, ma adoro passeggiare tra la città che vive, come mai in altri periodi, della linfa briosa delle numerose persone. Ebbi già modo di affermarlo che Mantova acquista una luce diversa, più calorosa ed accogliente.

Corrado Augias incanta per la sua cultura ed il profilo dei suoi discorsi. Alle origini del Cristianesimo è una breve conferenza per pubblicizzare il nuovo filone dei suoi libri. Alto registro, ma pur sempre spudorata reclame.
Alla fine mi accosto per farmi firmare una copia di un suo saggio. Percepisco la mia eccitazione: non generata dalla presenza del personaggio famoso, ma piuttosto dalla soggezione di fronte alla sua sconfinata ed indicibile cultura.
Il suo nome?
Silvio”, rispondo con prontezza.
Silvio. Silvio è un nome…” (silenzio)
Attuale”, gli suggerisco io, nella speranza di conservare l’equilibrio e la pacatezza che avrebbe usato lui.
“Sì, diciamo attuale”, mi risponde con approvazione. L’equilibrato e diplomatico intellettuale mi sorride, mentre io mi sento per qualche secondo un paroliere improvvisato.

Carlo Lucarelli mi piace per il suo fare bonario ed intenso allo stesso tempo. Un giallista da rigatoni e sangiovese. Ammalia quando parla della sua scrittura e diverte quando racconta di sé. Purtroppo chi lo presenta, il pedante Dorfles (il professore di “Per un pugno di libri”), incalza con il suo noioso e pomposo umorismo. Nonostante ciò la serata scorre piacevole.

Mi delude alquanto il percorso all’alba della Mantova sottosopra. Un’idea geniale che dovrebbe accompagnare un manipolo di persone attraverso gli angoli nascosti della città. Cunicoli, cripte e sotterranei in cui perdersi e ritrovarsi al suono di musiche e rumori.
Peccato che all’alba il manipolo fossero circa quattrocento persone, tramortite e stordite dalle logorroiche spiegazioni. Troppa gente e troppa prolissità. Quattro ore per percorrere un percorso di pochi minuti? Avevo la labirintite, non per gli spazi angusti od intricati, ma per il frastuono delle interminabili spiegazioni.

Mi è andata bene almeno con le librerie di scambio. In luogo di un vecchio Armony di mia madre, ho trovato la guida alle Osterie d’Italia dell’anno scorso.

  1. #1 by Erica at 9 settembre 2008

    Veramente più che attuale io direi antichissimo. E’ sicuramente attuale visto che ce l’hai tu, l’attuale premier, l’attore registra Muccino e pochi altri, ma la particolarità del nome Silvio è che un antico nome latino legato alla storia mitica di Roma.
    Detto questo mi sarei aspettata una brillante battuta da parte di Augias e invece niente.
    Mi consolo!

(non verrà pubblicata)

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