Non ho seguito l’ultima vicenda di Travaglio in diretta tv e non ho neppure visto registrazioni di sorta. Mi sono limitato a leggere qualche stralcio sui giornali, poca cosa.
Non dubito sulle parole del giornalista, che in questi anni ha sempre dimostrato di dire il vero. Scomodo fin che si vuole, ma la sua scientificità nel supportare con prove le parole che dice e scrive ha lasciato, negli anni, poco adito alla confutazione. Molti hanno precisato, ma nessuno è mai riuscito a smentirlo.
L’impressione tuttavia è che il Nostro stia cercando a tutti i costi lo scontro frontale. Forse per semplice masochismo, più probabilmente per autocelebrazione e pubblicità. L’obiettivo di divenire oggetto delle ire illiberali del PdL è fin troppo chiaro. Il fine di assurgere a vittima sacrificale, a capro espiatorio, mi pare evidente. In questo pecca Travaglio. Non nella sostanza delle verità che rende pubbliche, ma nella forma in cui le comunica. Esprimere quei concetti senza un contraddittorio, senza un confronto, mina l’etica del bravo accusatore e suscita i sospetti di cui sopra.
L’etica del Travaglio
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