La decisione del PdL di non presentare alle elezioni politiche candidati condannati, fosse anche in ultimo grado di giudizio, poteva essere davvero una notizia. Un segnale chiaro e limpido di pulizia e rinnovamento. È arrivata invece la celere e rassicurante precisazione di Bondi: la messa al bando dei pregiudicati non potrà escludere dalle liste del neonato partito i condannati per motivi politici. Bene. Rimane da decidere chi decreta che il mandante è semplicemente giudiziario oppure anche politico. Chi decide se la condanna per frode, concussione, falso in bilancio, corruzione è “politicamente” asettica? Chi sceglie cioè se la sentenza è “giusta” o “ingiusta”? Serve un ulteriore grado di giudizio, superiore ed eticamente ineccepibile, affidato magari direttamente all’arbitrio illuminato del Cavaliere?
Quarto grado
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