Archive for dicembre 2007
Opus Day 2008, ventata progressista
Posted by Giullare in Cose di paese on 27 dicembre 2007
Edizione dell’Opus Day all’insegna dell’innovazione e del cambiamento. Molte new entry hanno fatto breccia nella cerchia dei golosi e di conseguenza anche il numero dei partecipanti ha subito un notevole incremento, rispetto alle edizioni degli ultimi anni. Qualcuno ha meritato di sedere alla tavola della manifestazione, mentre qualcun altro ha perso sul campo la grande chance offerta.
Percorso impegnativo, ma come sempre carico di soddisfazioni.
È bello sapere che da oltre dieci anni l’appuntamenteo è considerato imprescindibile ed irrinunciabile. Mutano le circostanze, cambiano le nostre vite, ma ogni anno, lo stesso giorno, ci ritroviamo per la nostra “giornata-impresa”.
Questo il menù del 2008.
Aperitivi:
Brut de brut dei colli bresciani;
Meriggio uggioso, accompagnati da:
Schiacciatelle rustiche ai sapori del Vesuvio
Olive saracche ed arachidi iberiche
Antipasti:
Petali di mais abbrustoliti, con selezione di erborinati della Franconia;
Carpaccio di salmone baltico e tonno rosa dello Ionio, all’olio crudo di frantoio;
Frittatina contadina agli effluvi invernali
Primi piatti:
Risotto del moschettiere, alle primizie di Guascogna;
Trofie caserecce al pesto del levante;
Spaghetti alla chitarra con pescato del Doge
Sorbir freddo di limone campano
Secondi piatti:
Coda di pesce rospo agitata in sugo di pomodoro e capperi del Salento;
Sghirletto di cinta senese in letto di patate novelle
Contorni:
Carotine selvatiche alla Robespierre;
Cappuccetto rosso al balsamo di Modena
Scrigno del malgaro in sollazzo di mostarde della nonna
Sorbir freddo alle fragola della Trinacria
Dolci:
Semifreddo del Folengo all’amaretto appetitoso;
Pan dorato al capriccio del pasticciere;
Sbrisolona alticcia;
Delizia di fragole in bambagia di panna fresca
Caffè
Bazar di grappe all’aroma di campagna e amari del casale
Cubino del Cugino
Vin brulè “riposainpace”
Il tutto accompagnato da vini di eccellente livello, come Lighea e Sedara di Donna Fugata, Campofiorin di Masi, magnum di champagne Jean Josselin.
Ringrazio chi ha partecipato, chi ha cucinato, chi ha reso la giornata “viva”. Insomma ringrazio tutti quelli che hanno concorso a rendere anche questa edizione godibile.
Auguri
Solo perchè non entriate qua e rimaniate schifati dai miei soliti algoritmi politici, inserisco questo breve post… BUON NATALE!
Nessuna elucubrazione sul significato della festa o sul senso della vita. Auguri a tutti e… fate i bravi, mi raccomando.
E la manovra «inghiottì» muli e burattini
Silvio Berlusconi si è scottato con la borsa dell’acqua calda? C’è chi si è ustionato di più con la Legge finanziaria. Come le famiglie con figli down. Che ancora una volta si sono sentite tradite. Erano più di dieci anni che aspettavano che fosse riconosciuto a tutti i disabili, anche a quelli un po’ meno gravi che qualche lavoretto riescono a farlo, il diritto alla pensione di reversibilità dei genitori. I quali vivono con l’incubo di morire lasciando i loro cari esposti alla vita quotidiana come ai flutti di un mare in burrasca. Avevano scritto a Tommaso Padoa-Schioppa e il ministro dell’Economia, turbato, aveva dato la sua parola: quel milione e mezzo di euro necessario, cascasse il mondo, sarebbe stato trovato.
Macché: all’ultimo momento la commissione bilancio della Camera, dovendo tagliare qua e là per far quadrare i conti, ha tagliato là: «Spiacenti, i soldi sono finiti». Una figuraccia. Imbarazzante. L’ennesima di un percorso governativo accidentato. E segnato da scivoloni. Prima la rimozione dal cda Rai di uno dei rappresentanti del centrodestra, quell’Angelo Maria Petroni che, sbrigativamente rimpiazzato con l’«indipendente» Fabiano Fabiani, ha vinto il ricorso per tornare al proprio posto. Poi la destituzione del comandante della guardia di finanza Roberto Speciale con procedure così sballate (a partire dalla «promozione » rifiutata alla Corte dei Conti) da esporre l’atto all’annullamento da parte del Tar. Poi ancora il «pacchetto sicurezza» che, mille volte promesso e rilanciato dopo il brutale omicidio a Roma di Giovanna Reggiani, finisce per venire talmente pasticciato, sia sotto il profilo costituzionale sia sotto quello politico con l’aggiunta dell’omofobia, da dover essere ritirato prima di essere esposto a nuove bocciature… Insomma, una via crucis. Della quale la Finanziaria, corretta in corsa anche nelle tabelle riassuntive dato che si sono accorti che c’era un errore di 345 milioni (!) è una stazione. Di spine e dolori. C’è chi dirà che, quanto a delirio burocratese, va già meglio dell’ultima volta. Quando i commi inseriti in un solo articolo per tagliar corto con obiezioni, emendamenti e ostruzionismi vari, furono 1.365, record planetario. Ed è vero: i commi sono scesi a 1.201, cioè 164 di meno e spalmati su tre articoli. Ma sono comunque più del doppio di quei 572 commi che nel 2005 costarono al governo delle destre un brusco richiamo di Carlo Azeglio Ciampi. E’ questo che intendeva Romano Prodi quando, sotto l’infuriare delle polemiche intorno al progressivo e mostruoso gonfiarsi delle leggi di bilancio (244 commi nel 1995, 471 nel 2002 o 612 nel 2006…) promise che quella di quest’anno, dopo la prima di «rodaggio», sarebbe stata «una Finanziaria snella»? Boh…
Certo è che, rispetto agli ultimi tempi della famigerata Prima Repubblica, quando la legge di bilancio introdotta nel 1978 diventò in pochi anni una creatura affetta da una spaventosa elefantiasi e si guadagnò da Giuliano Amato la definizione di «ultimo treno per Yuma» («Chi non sale rischia di restare definitivamente a terra. Di qui le mille spinte per infilarci dentro di tutto, grandi e piccole cose, dalla spesa sanitaria al rafforzamento della Rocca di Orvieto, dalla Valtellina al restauro delle mura di Ferrara») non sembra essere cambiato molto. Anzi. Certo, non ci sono più personaggi come Wilmo Ferrari, un commercialista veronese dalle lenti spesse come fondi di bottiglia che veniva chiamato «Wilmo la clava» per l’irruenza modello Flintstones con cui randellava tutto quello che poteva dar fastidio ai suoi elettori. E anche Teresio Delfino, che pure siede ancora alla Camera per l’Udc, non ha più la cocciutaggine piemontese di un tempo, quando nei giorni in cui stava nel suo collegio cuneese produceva mucchi di figli (fino ad arrivare a sette) e quando stava a Roma produceva mucchi di emendamenti, come quello indimenticabile che fissava: «l’accettazione delle scommesse sulle corse dei levrieri di cui alla legge 23/3/1940 n. 217 è consentita presso gli impianti di raccolta situati all’interno dei cinodromi… ».
Il senso della Finanziaria, però, è rimasto quello che Paolo Cirino Pomicino teorizzò un giorno, ironicamente, col nostro Dino Vaiano: una distribuzione di vol-au-vent. Uno stuzzichino a tutti, con «la dignità di un negoziato politico»: alla maggioranza e all’opposizione. Basti pensare ai due milioni di euro concessi a Treviso come prima tranche per il velodromo, fortissimamente voluto (nella speranza di avere i mondiali di ciclismo del 2012: auguri) dai parlamentari leghisti Gianpaolo Dozzo e Guido Dussin, che sono tra i promotori della società «Ciclisti di Marca» e hanno fatto della bicicletta agonistica uno dei cavalli da battaglia, scusate il bisticcio, della loro campagna elettorale. Direte: cosa c’entra il velodromo con la Finanziaria? Poco. Ma non meno delle nuove disposizioni fiscali sugli «spettacoli di marionette e burattini». O delle nuove regole erariali sui «cavalli, gli asini, i muli e i bardotti destinati all’alimentazione». O del «recupero delle ferrovie dismesse con piste ciclabili». O ancora della destinazione a Foggia di 2 milioni di euro per realizzare nella città pugliese, poco nota al mondo gastronomico nonostante la «Farrata» con la ricotta o la «tiella» di riso, patate e cozze, una sede distaccata dell’Autorità della sicurezza alimentare. Per non dire della cessione alla Russia della proprietà della chiesa ortodossa di Bari oggi di proprietà del Comune, il quale avrà in cambio dallo Stato italiano un edificio oggi caserma. O della detassazione degli utili reinvestiti nelle produzioni cinematografiche voluta da Willer Bordon e Gabriella Carlucci. O della norma che finanzia l’acquisto di idrovolanti destinati al collegamento con le isole minori. Tutte cose che, per carità, saranno utilissime, centrali, indispensabili.
Come ai tempi delle Finanziarie berlusconiane, apparve indispensabile l’autofatturazione per i ristoranti che acquistano tartufi da raccoglitori occasionali «non muniti di partita Iva». Ma resta la domanda: possibile che tutte queste cose debbano ogni volta finire nell’imbuto della Finanziaria? Facciamo una scommessa. Chiusa la faticosissima partita, c’è chi dirà: basta con queste finanziarie, questa sarà l’ultima. Ecco: vorremmo che almeno questo sfogo vecchio come il cucco, almeno stavolta, ci fosse risparmiato. E’ chiedere troppo?
Gian Antonio Stella (Corriere Della Sera 20 dicembre 2007)
Moratoria contro la pena di morte: bene, però…
L’approvazione della moratoria internazionale sulla pena di morte non è la panacea di tutti i mali. È senz’altro un grosso passo di civiltà, ma la strada è ancora lunga.
La votazione in sede Onu di ieri sancisce un invito, non vincolante, a sospendere le esecuzioni programmate ed a non intraprenderne di nuove, in attesa di ulteriori provvedimenti. Dopo decenni, l’assemblea delle Nazioni Unite è riuscita a far convergere molte opinioni ostative. Continua a sgomentare il fatto che in materia di riconoscimento dei diritti umani, gli Stati Uniti risultino assimilabili a paesi come Barbados, Singapore, Nigeria e Antigua e Barbuda. Gulp!
In ogni caso il voto positivo spiana il percorso ad un dibattito più invasivo e mirato, ma lascia aperto il vulnus di un ente sovrannazionale che “consiglia, ma non obbliga”. Meglio di niente, ovvio.
L’auspicio è che alla moratoria e a tutto l’ottimismo manifestato, faccia seguito un impianto risolutivo di eliminazione della pena di morte e che il diffuso consenso delle nazioni porti alla “conversione” dei paesi più scettici. Ci vorranno anni.
Diceva Rocco Barnabei che si sarebbe opposto alla pena di morte fin tanto che non sarebbe stata dimostrata l’infallibilità della giustizia umana. Occorrerebbe partire proprio da questo assunto. Buon Natale.
Consigli per gli acquisti: La Casta
È sempre fastidioso consigliare libri. Ma se dovessi dare un suggerimento su un saggio da regalare per Natale, dovrei giocoforza cadere nello scontato e nel prevedibile. Consiglierei quello che di cui hanno parlato tutti, quello che molti hanno comprato e che tanti hanno già letto. La Casta mi è piaciuto tantissimo. Il libro di denuncia degli sprechi e dei costi della classe politica italiana ha ormai fatto moda. Non per questo deve perdere il suo valore intrinseco. Preciso, puntuale, ben scritto. Per chi è predisposto al tema della “cosa pubblica”, è un’occasione da non perdere. La piena di denuncia che scorre tra le pagine è disarmante; la dovizia di particolari, i nomi e i cognomi rendono ogni sentenza inappellabile. L’accusa squarta la destra e la sinistra insieme, senza preconcetti o ideologie di sorta: solo il mero resoconto dei fatti. Alla fine ci esce con le ossa rotte, angosciati e sdegnati da un sistema dalle mille falle. Però cresce la consapevolezza verso un apparato cariatide, che andrebbe rinnovato ad ogni livello.
Blocco del carretto
Mi ero biecamente illuso che la protesta degli autotrasportatori potesse portare vantaggi anche al popolino inerte. O meglio, speravo che i coraggiosi camionisti che hanno bloccato l’Italia combattessero una guerra anche per noi furbetti, comodamente in pantofole al calduccio di casa, davanti alla tv e di fianco al caminetto. Utopicamente attendevo che il Governo, messo alle corde, limasse i prezzi del carburante, intervenendo come dovrebbe, sulle varie accise truffaldine che gravano sui nostri serbatoi.
Invece il regalo del taglio sulla tassa per la guerra in Abissinia, o su quella per la ricostruzione del Vajont e similia non è arrivato. Santa Lucia quest’anno è rimasta bloccata nel traffico.
Volemosebbene
Si è finalmente chiusa l’estenuante ed avvincente telenovela tassinara. Trovato il miracoloso compromesso, il colpo di genio che salva la capra dei tassisti ed i cavoli delle licenze.
L’incremento di concessioni ci sarà, proprio come aveva deciso SuperVeltroni. Dissolte ed evaporate in un istante tutte le proteste della categoria. Gulp!
In cambio però, aumenteranno del 18% le tariffe.
Ma come? Tutto il baccano e il trambusto delle liberalizzazioni, delle licenze aggiunte, non dovevano servire ad aumentare la concorrenza al fine di abbassare le tariffe? Il tutto non era patrocinato dall’epiteto: libero taxi in libero mercato?
Cantava Venditti: “Roma capoccia der mondo infame”.
Quelli che aspettano il panettone
Se prima era il centrodestra a fare da Cassandra, profetando ad ogni occcasione la dissoluzione del Governo, oggi le serpi cospiratrici sono tutte in seno al centrosinistra.
L’infausto Fausto, tutt’uno col ruolo istituzionale solo quando vuole lui, ha già iniziato ad esprimere sdegnati pareri di merito e a vaticinare catastrosi responsi. Ancora lui, che pose fine al primo governo Prodi, oggi dagli scranni della presidenza della Camera si lascia andare a funeste profezie. Che cambi compagnia, verrebbe da dire.
Non può essere da meno padre Clemente. “Se passerà la norma sull’omofobia nel pacchetto sicurezza, sarà crisi di Governo”, biascica irritato il Guardasigilli.
Far cadere un governo per una quisquiglia simile sarebbe una vera idiozia. Trovati traballanti compromessi su finanziarie, missioni militari all’estero e gigantismi d’ogni specie, ora si manda a casa un esecutivo per un dettaglio insignificante di un decreto legislativo? Sappia, il cattolico Mastella, che è più irresponsabile consegnare l’Italia alla staticità e alla precarità del non-governo che votare un provvedimento in difesa degli omosessuali.
Riottosi
Altra pregevole prova di professionalità e acume giornalistico da parte del TG1 di Riotta. Ieri, nell’edizione serale, è andato in scena l’ennesimo ospite della saga. Allo smagliante Ministro Mastella viene chiesto cosa pensa dell’ironia di Benigni, che pochi giorni prima l’ha preso di mira durante il suo spettacolo televisivo. Il Ministro risponde con diplomazia ed impervio buonismo.
Poi il TG cambia pagina, aprendo un servizio sull’ostracismo del giudice Forleo. Su questo tema, che coinvolge malapolitica e giustizia, affari sporchi e classe dirigente, sarebbe scontato approfittare della presenza del Ministro della Giustizia per avere un suo parere in merito. Invece no. Il TG scivola via, come nulla fosse. Complimenti.