Il lavoro mobilita l’uomo


Sono le 21 quando scendo le scale dell’ufficio. I gradini sono bui ed il silenzio avvolge i corridoi con un velo di inverosimile abbandono. Fuori, nella zona industriale pressoché deserta, il traffico dei lavoratori lascia il posto alla frescura umida del dopocena.

Per me non è una serata insolita, ma piuttosto una circostanza fantastica, lontana dalle ipotesi e dai progetti.

Il lavoro, spinto a questi eccessi non nobilita affatto l’uomo. Non lo eleva, atterrandolo pesantemente. Non gli conferisce alcuna virtù, alcun valore aggiunto.

Non sono rimasto davanti al terminale per amor di carriera. Perché in un’azienda dove ogni scala ascensionale è chiusa, sarebbe assurdo perdere questo tempo. Non mi sono intrattenuto con i colleghi per mire danarose. Il monte di ore straordinarie che sto accumulando in questo periodo mi ha fatto salire all’aliquota irpef di Briatore… insomma il gioco non vale affatto la candela.

Per spirito di responsabilità, forse. Per una questione di serietà, magari di coscienza.

Ci diamo tanto da fare, ci lasciamo spingere, muovere fino allo spasimo… ma a quale fine?

  1. #1 by Erica at 20 ottobre 2007

    Come ti capisco!
    Anch’io in passato mi sono ritrovata nella tua stessa situazione. A quel epoca nella nostra azienda non esisteva il concetto di “orario straordinario”, si lavorava oltre l’orario canonico senza aver la minima certezza che le ore lavorate in più sarebbero state retribuite.
    L’ho fatto per un discorso di responsabilità, non ho mai avuto velleità di carriera e meno male visto i risultati, né l’ho fatto per soldi, certo, si sperava in un premio produzione ma a conti fatti spesso non copriva nemmeno completamente l’ammontare delle ore “straordinarie”.
    Se poi si pensa a tutto ciò che si potrebbe fare anziché dedicare tutto questo tempo al lavoro, ci si sente male. Ma nella nostra società, purtroppo, si è il lavoro che si fa. Se non fai niente non sei nessuno.

    Comunque, visto che hai avuto la lucidità e la saggezza di alzare la testa dal tuo lavoro e di riflettere, ricordati degli amici… “Un fiore, per crescere e creare un seme, ha bisogno di acqua tutti i giorni, non di temporali.”

  2. #2 by valentina at 23 ottobre 2007

    Credo, Silvio, sia fondamentalmente una questione di coscienza. Se, poi, sia giusto o sbagliato, faccio anch’io fatica a capirlo. “La vita è una campo di promesse il cui raccolto supera ogni speranza per chi non ha paura della propria coscienza”…dice un proverbio senegalese…

  3. #3 by Gianluca e Daniela at 24 ottobre 2007

    Ah, dimenticavamo… ottima la stilettata finale di Erica.
    Ciaooo.

(non verrà pubblicata)

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