Archive for settembre 2007

Dopo un anno

Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’
e siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò.
Da quando sei partito, c’è una grossa novità:
l’anno vecchio è finito ormai, ma qualcosa ancora qui non va.

(L. Dalla – L’anno che verrà)

Un anno. È difficile immaginare che due amici affiatati possano restare separati per un intero anno. È difficile rappresentarli distanti per tanto tempo, senza che possano vedersi o sentirsi, senza che riescano a parlarsi o almeno a scriversi.
Se questo accadesse, cioè se potessi rivederti dopo un lungo anno, rincontrandoti ti chiederei innanzitutto che razza di fine hai fatto. Conoscendomi, ancor prima di rivolgerti il saluto, mi scaglierei polemico contro di te, ti attaccherei chiedendoti come hai potuto permetterti di partire senza avvisare, senza spiegare, senza salutare. Quale viaggio può mai giustificare il silenzio nei confronti dell’amico che resta? Anche il viaggio più strano, o il più corto, contempla dentro di sé un momento di congedo da chi resta. Semplicemente perché per arrivare da qualche parte, occorre partire da qualcosa o da qualcuno.
Litigheremmo probabilmente. Orgogliosi e permalosi, entrambi scaglieremmo le nostre insicure scuri contro lo sterno fragile dell’altro. Vicendevolmente ci percuoteremmo a suon di voraci ironie, spietatamente, consapevoli che la parola ferisce molto di più di qualsiasi gesto, anche del più eclatante.
Poi, meditando e rimuginando, accantonerei l’ira e la collera e come sempre farei il primo passo. Sarei curioso, ti chiederei dove sei stato, che cosa hai visto, che cosa hai fatto. Certamente per te, che viaggiavi poco, sarebbe un insopportabile interrogatorio. Ma racconteresti, ne sono certo, con l’aria stanca di chi ha continuato nell’abitudine di sempre, orgogliosamente attento a narrarmi i momenti salienti, evitando gli insolenti ed inutili dettagli, che fanno d’ogni racconto una noiosa litania.
Torneremmo a parlare di ristoranti e soprattutto di grandi vini rossi. Nell’eterno dibattito se un cabernet barricato possa mai raggiungere i livelli del Tancredi siciliano, forse arriveresti a darmi una risposta. Mi piacerebbe tanto sapere se mentre eri via hai ascoltato l’ultimo disco di Van De Sfross; certamente mi stupiresti. Ricordando qualcuna delle sue splendide frasi dibatteremmo a lungo sul significato da dare a quelle metafore: semplice saggezza popolare o filosofia di vita, tangibile nel quotidiano?
Vorrei chiederti dove hai festeggiato l’ultimo compleanno, dove hai seguito la finale di Champion’s e perché al sabato sera hai smesso di uscire con noi.
Dopo un anno, invece, sono costretto a rimandare ogni domanda. Nell’assurda speranza di riuscire un giorno a trovare delle risposte.

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La volta buona?

Che sia la volta buona? Non lo so.
Sto ascoltando Ballarò ed il tema della puntata è la mala politica, la sua casta e i suoi costi, lo scollamento con la società civile, vittima, quest’ultima, delle sue domande che restano sempre più senza risposte. Il terremoto Grillo entra in tv, in prima serata. Non credo ai miei occhi ed alle mie orecchie.
I politici si arrabattano, da destra a sinistra, cincischiano, rispondono in politichese, circuiscono il problema. Fanno giochi di prestigio, nascondendo le carte e cercando d’imbonirsi il pubblico. Partono sconfitti. Non ammettono, ma fantasticano. Non sanno che così facendo notificano le loro colpe, che col qualunquismo si audenunciano, che col populismo mostrano che i loro inquisitori hanno ragione.
Io per natura vedo solo i bicchieri mezzi vuoti, ma mi piacerebbe tanto che il sistema iniziasse davvero a traballare. Che fosse davvero la volta buona.

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Più voce al Grillo parlante

Turba ed oltremodo sconcerta la reazione unisona della classe politica di fronte all’iniziativa del V-day promossa da Beppe Grillo e dal suo entourage. I distinti signori delle stanze dei bottoni, che non trovano l’accordo sulle riforme economiche per sanare un paese malato, che litigano sulle priorità da perseguire, che affondano i colpi delle offese e delle calunnie su ogni questione, che litigano sempre ed ovunque, senza mai raggiungere una sintesi proficua e soprattutto condivisa, oggi pervengono all’epico e lesto accordo di una posizione comune contro la protesta popolare che il V-Day ha impietosamente sollevato. Non sanno darsi una legge elettorale, né trovare una ricetta condivisa per la disoccupazione, per il debito pubblico, per lo sviluppo, ma sanno trovare un’intesa veloce contro chi mina la loro credibilità ed i loro privilegi. Parlano all’unanimità di antipolitica.
E invece no. La proposta di legge popolare per un Parlamento pulito è quanto di più vicino alla politica ci possa essere. Se l’etimo delle parole ha ancora un qualche significato, allora politica altro non è che l’attività del cittadino finalizzata al bene pubblico. Cosa c’è dunque di più concretamente politico di una proposta di legge avanzata da trecentomila cittadini? Cos’è più politico di tutto questo? Le leggi ad personam, la querelle sulle candidature di una partito che non esiste, i fanghi dei pubblici appalti, l’occupazione dell’informazione pubblica o il nepotismo delle istituzioni?
Questa non è un battaglia contro i mulini a vento, né lo svolazzamento scialbo di bandiere utopiche o contestatrici. Non è la solita “protesta contro”. Non sono i no-global, i pacifisti o i secessori di turno. Questo è un passo tangibile e bene circoscritto, che senza informazione di supporto ha raccolto un consenso ampio e vigoroso. È una proposta, non solo una protesta.
Ci siamo trovati d’accordo sui mali della classe dirigente, ed il ceto dirigente stesso si è sempre mostrato ipocritamente concorde con la società civile, allorquando ha dovuto riconoscere i drammi della mala politica. Dalle parole ai fatti. È opinione condivisa (tra gli altri citerei Sartori) che l’unico modo per scardinare il sistema attuale sia quello di colpire direttamente il Parlamento. Negare l’accesso dei condannati, ridimensionare il mandato e riprenderci il diritto di eleggere direttamente i nostri rappresentanti non è una battaglia di parte, ma un’obiezione di senso civico.
Io non vedo altre strade. Se potete, date voce a questo Grillo parlante.

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Festivaletteratura 2007, secondo tempo

Andrea Vitali ha il dono del racconto. Senza fronzoli o bizantinismi strani, riesce ad infondere serenità e gusto antico attraverso l’aria della sua narazione. È piacevole ascoltarne il tono pacato e vagamente retrò; l’atmosfera magica del lago di Como regala alle sue parole la perfetta enfasi del fascinoso tempo passato.
Parla, Andrea Vitali, e racconta le finzioni e le macchette che in riva al lago hanno avuto la forza e la fantasia di nascere. È ironico, sottile, rassicurante. Ha l’eloquio dei libri più belli, quelli che stanno sul comodino e che quando li apri ti trasportano rassicuranti nel sonno più pacifico.

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Festivaletteratura 2007, primo tempo

Se mi chiedeste di scegliere un intellettuale nel quale identificarmi, relativamente al pensiero politico, senza dubbio vi risponderei che Giovanni Sartori incontra alla perfezione il mio credo.
Ascoltarlo al Festivaletteratura è stato semplicemente ammaliante. Permea di cultura, di acume, di intelligenza. Difficile non lasciarsi emotivamente trasportare dalla sua “mira” politica, impossibile rimanere indifferenti alla sua simpatica verve.
Sarà che gli argomenti nel piatto, ovvero la teoria politica ed i tecnicismi istituzionali, sono per me pane da divorare, ma ascoltare le sue parole mi stringe la coscienza.
Una di quelle persone con le quali parleresti per ore. Invece, c’è solo il lampo di una battuta. “Professore, mi fa una dedica sul libro?” “Oh…vvia! La dedica no, mi pare un po’ toppo. Al massimo una firma”.

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Grilli voltesi

Non collaboro personalmente all’iniziativa, anche se mi sarebbe piaciuto farlo. Apprendo solo ora quanto accadrà domenica a Volta, quindi posso solo provvedere, nel mio piccolo, a divulgare la pregievole iniziativa.
Volta Mantovana aderisce al Vaffanculo-Day proposto da Beppe Grillo. Per chi volesse saperne di più… www.grillivoltesi.it

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Occhio alla pompa

So di scoprire l’acqua calda. So bene che molti di voi sono arrivati da anni alle conclusioni che incontrano oggi la mia tardiva sorpresa. Come so bene che molti altri resteranno indifferenti alle mie annotazioni, ritenendo il consiglio banale o scarsamente utile.
Solo da qualche mese ho iniziato a guardare con spirito critico i prezzi dei distributori. Fino a poche settimane fa mi bastava utilizzare il self service, dove il rifornimento in genere costa meno, ed affidarmi alla compagnia che restituisce i “punti” in contante, in luogo degli usuali bollini pro borsone cancerogeno, ombrello multiplastic o cappellino da Topo Gigio.
Mi sono invece accorto che in molti casi le differenze tra un distributore e l’altro sono piuttosto consistenti. All’interno della stessa compagnia (ad esempio tra un distributore Agip di Valeggio ed uno di Goito) si arrivano a risparmiare anche più di 5 centesimi per ogni litro di gasolio. Per un rifornimento di 50 litri ci possono dunque essere differenze di 2,5 – 2,7 €. Ipotizzando di fare circa 750 km con 50 litri di gasolio, per una percorrenza di 30000 km annui, si arriverebbe ad un risparmio superiore ai 100 €. Non è pochissimo.

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