Il tifoso nerazzurro ha atteso diciotto lunghi anni per poter esultare come Dio comanda. L’evento, in altre parole, è di quelli che fanno notizia. Risulta inevitabile parlarne, impossibile guardare e passare oltre. La lunga attesa da una parte e il dominio assoluto del campionato dall’altra, rendono la vittoria finale ancora più roboante e solenne.
Tuttavia, nel giorno stesso in cui assurge alla gloria del cielo tricolore, il supporter interista non riesce a fare a meno della sua nuvoletta di fantozziana memoria. Quella che lo ha accompagnato per anni, suscitando gli sbeffeggiamenti e le risa dei tifosi avversari. Quella che gli ha scucito scudetti praticamente già conquistati e che l’ha etichettato come “nobile perdente”. La stessa nuvoletta lo accompagna paradossalmente anche nel giorno del trionfo. Così gli capita di non poter festeggiare lo scudetto nel “giorno dei giorni”, quando ha preparato la festa a casa propria, in attesa di ospitare l’unico avversario della sua sfavillante stagione: la Roma. Prepara bandiere e trombe che deve subito riporre, toglie lo spumante dal frigorifero ma si ritrova costretto a non stapparlo e a rimandare la sbornia. Succede poi che la nuvoletta si accanisca su di lui e sminuisca la sua gioia, consegnandogli lo scudetto in un’anonima trasferta di fine aprile, in uno degli stadi più piccoli della serie A, nella settimana in cui i giornali parleranno della semifinale tra Manchester e Milan e nell’anno che tutti ricorderanno come “quello senza la Juve”.
Nonostante tutto ciò, lo scudetto quest’anno appartiene comunque al cugino interista… ed innanzi alla sua vittoria mi tolgo il cappello. Complimenti.
La nuvola nera e il cielo azzurro
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