Padre, Figlio e Spirito Santo


È da un accenno giuntomi oggi, e relativo al Convegno ecclesiastico di Verona, che prendo spunto per muovere le mie osservazioni.

Esistono effettivamente tre livelli di Chiesa. Mi permetto di descriverli dal mio punto di vista e di attribuire ad ognuno di essi un nome, convinto che questo possa essere esaustivo delle loro caratteristiche intrinseche.
IL PADRE. È il livello più alto, quello istituzionale. È il livello delle conferenze e dei convegni, delle visite di stato, dei cum clave e degli urbi et orbi. È la Chiesa circondante il Papa e circondata dai “paponi”, cioè corteggiata dai poteri forti, dai gruppi politici, dalle lobby economiche. È la Chiesa che non consiglia, ma comanda, blandita (sic) e coccolata dagli altri e numerosi interessi che compongono lo Stato. Il livello del Padre appare sempre sotto la luminosa luce del giusto e del corretto: non sbaglia, ma giudica, non insegue, ma è inseguito. Compromettente contraddirlo, pericoloso schierarsi contro. Essendo appunto Padre, per definizione deve stare sopra a tutto: quindi non solo si eleva rispetto alla dimensione del “Figlio”, ma addirittura fatica a colloquiare con esso. Un Padre degenere, insomma.
IL FIGLIO. È il livello della società civile, l’alter ego dell’istituzione. Comprende i movimenti, le associazioni, il volontariato, i fedeli semplici e i comuni mortali. Da anni lo spettro della secolarizzazione, ossia del fenomeno che vede allontanarsi i fedeli dalla “religioneistituzione” e viceversa, ha scoperchiato il malcontento di questa dimensione della Chiesa. Sopra si parla una lingua diversa, inadeguata a capire i bisogni della società e dunque incapace di fornire risposte soddisfacenti. Accade quindi che per naturale forza centrifuga, il popolo si stacchi e perda aderenza. Il Figlio, insomma, prima o poi se ne va a vivere da solo.
LO SPIRITO SANTO. È la dimensione privata ed individuale, quella gestita dalla singola persona. Intima, specifica, inimitabile ed autentica. È il risultato finale, il prodotto dell’influenza e dei condizionamenti dei precedenti. Dogmi e principi, combinati con la vita della società civile, con la realtà delle cose, con la dimensione concreta, portano l’individuo a vivere (o non vivere) la fede in maniera sartoriale (perché “su misura”).
Inutile aggiungere che la condizione ottima per chi crede sarebbe che le tre dimensioni viaggiassero di pari passo. Inutile dire che questo non accade. Non ho le conoscenze per spiegarne i motivi, tantomeno detengo le doti acrobatiche per rivelare le soluzioni. Mi sono solo divertito a riflettere e a digredire in quest’ambito, a volte ostico e spesso tralasciato dai dibattiti più ricorrenti.

  1. #1 by Gianluca at 27 ottobre 2006

    Mah, per me la chiesa è tutt’altro.

    Chiesa è chi fa il bene, in silenzio, spudoratamente senza finzioni, senza aspettarsi il ritorno, anche senza essere stato minimamente influenzato e condizionato.

    Il singolo non è il prodotto di nessuno. E’ più che altro un fattore per moltiplicare il bene.

    Mah.

  2. #2 by admin at 27 ottobre 2006

    Quindi sei come sei, indipendentemente da quello che ti hanno insegnato (PADRE) e indipendentemente dagli esempi di persone che hai frequentato (FIGLIO)?

(non verrà pubblicata)

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