Giacinto, fiore d’eleganza


Il giacinto è un fiore molto profumato, bello, semplice. Il giacinto è soprattutto un fiore molto elegante. Giacinto è anche il nome di un grande campione scomparso oggi, alla stessa età dei miei genitori. Anche lui, evidentemente investito dal destino del nome che portava, era soprattutto molto elegante. Galleggio a fatica nei fiumi di parole che inneggiano alla sua lealtà e correttezza, al suo “essere uomo per bene”, tipico del campione dentro e fuori dal campo. Io, tifoso della sponda opposta, amo ricordarlo semplicemente elegante. Una dote rara, e per questo preziosa. Ricordo l’eleganza delle sue movenze, dei suoi abiti, delle sue parole. Lo ricordo signore di stile, d’immagine, di personalità. Mancheranno il suo tono pacato e signorile, mancheranno i suoi modi lineari e ordinati. Ciao Giacinto, fiore d’eleganza.

  1. #1 by Gianluca at 7 settembre 2006

    Dal sito di Grillo
    Parlare male di Facchetti in questi giorni è come bestemmiare in chiesa. Non lo farò neppure io. Ma parlare della sua morte è invece doveroso. Gli articoli dei giornalisti Grandi Firme, tutti ugualimielosiioloconoscevoiolostimavoioavevoilsuocellulareemelotengomemorizzatoinmemoria, farebbero probabilmente vomitare Giacinto.
    Alessandro Gilioli dell’Espresso ha pubblicato lo scorso anno un’intervista, dal titolo: “Pasticca nerazzura”, a Ferruccio Mazzola, fratello di Sandro, che giocò per un breve periodo nell’Inter. Ne riporto alcuni brani:

    “… Ho vissuto in prima persona le pratiche a cui erano sottoposti i calciatori. Ho visto l’allenatore, Helenio Herrera, che dava le pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle riserve (io ero spesso tra quelle) e poi le dava anche ai titolari. Qualcuno le prendeva, qualcuno le sputava di nascosto. Fu mio fratello Sandro a dirmi: se non vuoi mandarla giù, vai in bagno e buttala via. Così facevano in molti. Poi però un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a scioglierle nel caffè. Da quel giorno ‘il caffè’ di Herrera divenne una prassi all’Inter”
    “I miei compagni di allora che si sono ammalati e magari ci hanno lasciato la pelle. Tanti, troppi… Il primo è stato Armando Picchi, il capitano di quella squadra, morto a 36 anni di tumore alla colonna vertebrale. Poi è stato il turno di Marcello Giusti, che giocava nelle riserve, ucciso da un cancro al cervello alla fine degli anni ’90. Carlo Tagnin, uno che le pasticche non le rifiutava mai perché non era un fuoriclasse e voleva allungarsi la carriera correndo come un ragazzino, è morto di osteosarcoma nel 2000. Mauro Bicicli se n’è andato nel 2001 per un tumore al fegato. Ferdinando Miniussi, il portiere di riserva, è morto nel 2002 per una cirrosi epatica evoluta da epatite C. Enea Masiero, all’Inter tra il ’55 e il ’64, sta facendo la chemioterapia. Pino Longoni, che è passato per le giovanili dell’Inter prima di andare alla Fiorentina, ha una vasculopatia ed è su una sedia a rotelle, senza speranze di guarigione…”
    “… nei campionati dilettanti, dove non esistono controlli: lì si bombano come bestie. Quello che più mi fa male però sono i ragazzini… ormai iniziano a dare pillole e beveroni a partire dai 14-15 anni. Io lavoro con la squadra della Borghesiana, a Roma, dove gioca anche mio figlio Michele, e dico sempre ai ragazzi di stare attenti anche al tè caldo, se non sanno cosa c’è dentro. Ho fatto anche una deposizione per il tribunale dei minori di Milano: stanno arrivando decine di denunce di padri e madri i cui figli prendono roba strana, magari corrono come dei matti in campo e poi si addormentano sul banco il giorno dopo, a scuola. Ecco, è per loro che io sto tirando fuori tutto”.

    Se Ferruccio Mazzola ha ragione ci sono in giro dei delinquenti che drogano i ragazzi. Che gli inoculano i tumori. Chi sono, per che squadre lavorano, da chi prendono gli ordini? Forse Facchetti vorrebbe saperlo, forse anche noi

(non verrà pubblicata)

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