Sotto lo sguardo indiscreto dell’opinione pubblica internazionale, l’Italia si trova a commentare le imbarazzanti gesta del giovane De Rossi e le altrettanto imbarazzanti imprese del meno giovane Vittorio Emanuele. Poco prima che la nazionale di Lippi steccasse la seconda partita del mondiale, affossata dalle scelte tecniche del proprio allenatore e macchiata dalla nervosa prova del biondo discepolo del Pupone, l’immagine nazionale (volenti o nolenti, di questo si tratta) veniva scalfita dal sentore dei dubbi affari del principe Vittorio. I garantisti della sinistra, molto spesso garantisti “per oppurtunità”, più che per “per principio”, lo hanno già condannato. I forcaioli monarchici, generalmente più inclini alle condanne che alle assoluzioni, sono pronti a giurarne l’innocenza. Ma di fronte a questa transumanza incrociata di posizioni, triste ed emblematica, l’immagine di una nazione corrotta e scorretta rimane la cosa più grave.
L'azzurrino sbiadito
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