Italie mondiali


Verdum la gazèta, tacumm a bestemà; ghe spiegum al Lippi cume l’è che ‘l g’ha de fa. Perché partì per i mundiai l’è cume partì per una guera: se perdum disumm che ‘l serumm, se vencium tucumm più tèra

(D. Van De Sfroos – L’esercito delle 12 sedie)

Lunedì l’Italia, quella dei calciatori ricchi e discussi, inizierà il suo cammino al campionato mondiale. Da qualche settimana un’altra Italia, quella della gente comune, dei bar e degli uffici, ha intrapreso un altro mondiale. Tutti a discutere di “tecnicismi azzurri”, tutti esperti del buon calcio. A ciascuno la propria idea: e ognuna è quella giusta. Insopportabili discussioni tra intenditori di razza, commenti pindarici degli specialisti di genere. Così tra speranze, eccessi, disamine attente o anatemi incrociati ci troviamo uniti nella passione o trascinati nella tendenza del folclore. Dimenticheremo gli scandali pallonari del Belpaese, sognando il successo di “quei nostri bravi ragazzi”. Per un mese, insomma, saremo tutti orgogliosamente italiani. Tutto il resto aspetterà.

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