Convocati i 23 azzurri che prenderanno parte al mondiale.
Un portiere marcato a vista dalla magistratura, un ct che deve fornire delle risposte chiare agli inquirenti e un presidente federale appena dimesso. Dall’altra parte il resto degli italiani, l’Europa, il mondo intero. Tutti chiacchierano sul nostro campionato, sul nostro calcio. Discutono di moralità e di etica, di professionalità e di onestà. Al centro noi altri, italiani per bene e italiani meno per bene.
Ci presenteremo nella vetrina del calcio mondiale con la taccia della mafia all’italiana, con l’etichetta dei furbetti del campetto. Nella specialità che ci ha sempre visto protagonisti, in uno dei pochi ambiti dove da sempre lottiamo per primeggiare, oggi partecipiamo da battitori liberi, da giocatori indipendenti; perché agli occhi del mondo non siamo più sportivi, anche nella competizione agonistica siamo diventati un popolo di furbi. Il nostro mondiale è segnato, segue una linea a parte. Sarà in ogni caso una partecipazione con la macchia, con la “F” di Furbetti ben ricamata sulle magliette.
Anche di questo dovranno rispondere tutti i mestieranti del pallone. Dopo averci trascinati nel fango, dovranno dirci come ci si rialza e soprattutto come ci si ripulisce. Aspettiamo delle risposte.
Nel frattempo i campioni della nazionale sanno che in caso di vittoria riceveranno una ricompensa di 250 mila euro a testa. Una volta indossare la maglia della nazionale era già di per sé un premio, un onore. Ma i tempi, si sa, cambiano.
I furbetti del campetto
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