I giornali titolano âItalia spaccata in dueâ. Ed effettivamente le percentuali di voti pressoché identiche tra i due schieramenti danno esattamente questa immagine. Un paese schierato su due file, uguali per numero e dimensione, opposte per forma e sostanza. Non câè nulla di strano. Nelle democrazie moderne, gli schieramenti si affrontano e si battono, anche per manciate di voti. Le maggioranze si alternano e si sostituiscono. Laddove le distanze sono risicate, chi governa viene giudicato effettivamente per quanto di buono produce, o bocciato se sbaglia. Anche se sbaglia poco. Al suo posto succedono altri, che subiranno lo stesso spietato, giusto giudizio Si chiama democrazia dellâalternanza ed in situazioni normali è un fattore vincente, un elemento di ricchezza, una peculiarità rara e da preservare. In una sorta di principio darwiniano, giocando sul filo del rasoio e rincorrendo ogni singolo voto, i candidati migliorano le prestazioni, rispondono meglio alle domande degli elettori, sono più propensi a fare il bene comune. Tutto questo in situazioni normali, come dicevo⦠in Italia no.
Quanto è accaduto segna la sconfitta del paese, non la sua maturazione. Abbiamo perso tutti, semplicemente per questi motivi.
Lâabominevole sistema elettorale (sapete che sostengo il maggioritario da tempi non sospetti) ci ha consegnato un parlamento spaccato, ci ha impedito di avere una maggioranza. Peggio, ci ha impedito di avere governabilità . Ci ha restituito una bipolarità falsa, spuria. Inutile.
Il centrosinistra non sarà in grado di governare. Potrà tirare a campare, potrà riuscire a confezionare una finanziaria, ma non produrrà alcuna grande riforma. Non farà alcun cambiamento in materia di diritti civili (per il blocco della sua componente cattolica), non farà riforme liberiste (per il blocco della sua parte più estrema), non riformerà la costituzione, non riformerà la scuola e probabilmente nemmeno la giustizia, non produrrà grandi opere e di fronte alle scelte di politica estera dovrà elemosinare i voti ovunque. Sono note le sue divisioni intestine, croniche, inevitabili. Con questi numeri il centrosinistra appassirà in un lento gioco di veti incrociati. Una maggioranza risicata per il centrodestra avrebbe forse portato a qualche risultato migliore (in termini di quantità e forse anche di qualità ) bloccando evidentemente le spinte più egoistiche e personaliste (leggi ad personam od obbrobri infrastrutturali) in favore di qualche argomento più largamente condiviso. Ma, più probabilmente, sarebbe cambiato poco.
Il mio timore è quello dunque che lâItalia affronti le prossime sfide, nazionali ed internazionali, sotto una campana di immobilismo cronico. Importa chi sta al governo, certo, ma importa ancora di più mettere in movimento il nostro paese. Temo insomma, che tra un anno ritorneremo sventuratamente a votare. Sarebbe un pesante passo indietro, in un passato che speravamo di avere superato.
Abbiamo perso tutti
- Ancora nessun trackback
#1 by Gianluca at 12 aprile 2006
Io se fossi al governo come centro sinistra farei semplicemente due cose:
1. riportare il maggioritario;
2. fare la legge sul conflitto di interessi.
Poi andrei a votare!
Magari con queste due nuove regole sarebbe più facile tentare la strada della democrazia.
#2 by Gianluca at 12 aprile 2006
Riporto due piccole considerazioni.
la prima:
la differenza tra camera e senato
Diff camera senato (18/25 anni) +4.098.244
Totale Unione – Prodi 2.276.607
Totale CDL – Berlusconi 1.823.204
questo vuol dire che tra i giovani di 18/25 anni l’Unione ha avuto oltre 450.000 in più della CDL.
Dipenderà dal fatto che i giovani, ormai tutti internauti, sono meno influenzabili da parte delle tv?
la seconda
Quando Nixon perse nel 1960 contro Kennedy con una minima maggioranza di voti popolare, il 49,7% contro il 49,5%, al termine dello spoglio disse: “Nelle nostre competizioni elettorali non importa quanto la rivalità sia stata dura, non importa quanto i risultati delle elezioni siano stati vicini. Coloro che perdono accettano il verdetto e sostengono coloro che vincono. Con questo spirito saluto J. F. Kennedy, Presidente degli Stati Uniti d’America”.