Il gioco dei programmi


Apprendo dal tg delle 20.00 che la Casa delle Libertà ha presentato un programma per la nuova legislatura. Dieci punti chiari e definiti, che riprendono una linea politica già tracciata e che mirano a completare un epocale riforma del sistema, da poco avviata. Pensioni, tasse… Non ho letto i singoli punti, ma potrei elencarli con una margine d’errore davvero risicato.
Sappiamo benissimo che si tratta del noto e banale “populismo delle promesse”. Chiunque può rendersi conto che tra il “Contratto con gli Italiani” (alias la promessa) e le leggi del governo uscente (alias i fatti) non solo non vi è riscontro alcuno, ma non vi è neppure differenza; giacché la differenza è possibile solo tra termini paragonabili.Una tattica pre-elettorale vecchia e logora. Una tattica che tuttavia rischia di essere vincente. Non nel senso che farà vincere Berlusconi, per il quale ho già annunciato la sconfitta, ma nel senso che renderà all’Unione una vittoria mutilata, una vittoria magra. È infatti indubitabile che la CdL sappia comunicare. Il messaggio schematico, facile, accessibile e comprensibile dei dieci punti raggiungerà ogni elettore. Solo i più avveduti sapranno filtrare col setaccio della ragione, distinguendo la demagogia dalla realtà . Per tutti comunque il messaggio resterà chiaro. Magari pochi ci crederanno, ma resterà certamente chiaro e definito. Ed a questo gioco del programma polista (ma forse sarebbe meglio dire “polare”) concorre anche il Centrosinistra. Mentre da una parte si sfoderano “le dieci carte che cambieranno l’Italia”, dall’altra si discute sterilmente sulla necessità del Tav. Non che il dibattito che vede Prodi e Fassino contro Bertinotti e Pecoraro Scanio non sia legittimo. Che una coalizione si confronti e discuta da posizioni differenti su argomenti di questa stregua è più che lecito. Il problema sta nel farlo in campagna elettorale. All’elettore non arriverà il messaggio di una coalizione che discute, ma quello di un’accozzaglia che si divide anche sul più uniforme degli argomenti. Il programma dell’Unione c’è e c’è da tempo. Ma il cittadino comune ne ha l’effettiva percezione?
In definitiva non discuto la sostanza dei due programmi e neppure quella delle due coalizioni. Discuto la diversa capacità di comunicare e la differente efficacia dei messaggi.
In fondo le vittorie elettorali (e le sconfitte) nascono anche da qui.

  1. #1 by Paio at 16 febbraio 2006

    Prima di fare ogni altro commento voglio dire che amo Silvio (Baù) perché ha usato TAV al maschile.

  2. #2 by Gian at 17 febbraio 2006

    Quindi bisognerebbe dire: LA Tibre

(non verrà pubblicata)

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